I CCCP - Fedeli alla linea hanno tenuto alcuni concerti negli ultimi anni, eventi coinvolgenti per il pubblico
«Verranno al contrattacco con elmi ed armi nuove / Verranno al contrattacco ma intanto adesso / Curami».
Viviamo in tempi apocalittici. E se davvero dovesse arrivare la fine del mondo, quale miglior contesto per affrontarla di un concerto dei CCCP Fedeli alla Linea?
Nel momento della “trafittura”, del trapasso, del giudizio finale, ci sarebbe qualcosa di meglio da fare che recitare il testo (la preghiera) di Annarella?
Per un bel regalo della Provvidenza, negli ultimi due anni abbiamo avuto proprio la possibilità di assistere al ritorno in attività del più importante ensemble artistico che l’Italia abbia espresso almeno nell’ultimo mezzo secolo.
Anche se non c’è più lo shock delle prime uscite negli anni Ottanta, una performance dei CCCP Fedeli alla Linea è sempre un’esperienza coinvolgente come poche altre.
Le danze sono guidate dai riff della chitarra di Massimo Zamboni, che hanno spesso il potere di farti muovere, di darti gioia e di scorticarti vivo nello stesso momento.
Poi naturalmente ci sono Fatur (artista del popolo), che maneggia attrezzi da lui assemblati e, soddisfatto, compie azioni ripetitive lungo tutto il palco, e Annarella (benemerita soubrette), che corre, balla, si agita e poi improvvisamente si ferma e pone se stessa, il proprio volto e i propri abiti al centro dell’attenzione.
Infine, quei testi, proclamati da Giovanni Lindo Ferretti. Per farla breve: la più alta forma di poesia che l’Italia abbia ascoltato negli ultimi decenni. Basta andare alle canzoni pubblicate nel primo LP (del 1986) per rendersene conto.
Nei concerti dei CCCP cui abbiamo potuto partecipare, si sono susseguiti inni sacri o nazionali, danze tradizionali o moderne, chiamate alle armi, ballate… senza che potesse essere percepita alcuna artificiosità.
I presenti sono stati chiamati a prendere parte a un’esperienza che, una volta tanto, ha potuto esprimere una forma di disagio relativa alla condizione dell’essere adulti: «Io sto bene io sto male / io non so come stare».
La domanda fondamentale (forse la via d’uscita) è quella espressa in “Valium tavor serenase”.«Perché vi batte il cuore? Per chi vi batte il cuore?».
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