La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha pubblicato un verdetto provvisorio che dichiara parzialmente ammissibili le accuse dell’Ucraina di violazione dei diritti umani da parte della Russia nell’Ucraina orientale, creando un precedente, essendo il primo tribunale internazionale a provare l’occupazione russa nel Donbas del 2014. Il caso in questione prende in considerazione le violazioni dei diritti umani della Russia nei territori occupati delle regioni di Donetsk e Luhansk e l’abbattimento del volo MH17 del volo della Malaysia Airlines nell’Ucraina orientale da parte dei separatisti della cosiddetta Repubblica Popolare di Donetsk (DPR), della Repubblica Popolare di Lugansk (LPR) e di membri dell’esercito russo. I funzionari di Kiev hanno consegnato a Strasburgo prove, come protocolli di interrogatorio, registrazioni video e dell’intelligence. La decisione finale richiederà tempo, ma la sentenza intermedia, pubblicata a fine gennaio, contribuisce ad attribuire alla Russia la responsabilità dei crimini commessi in territorio ucraino, dimostrando l’occupazione russa.
CEDU: “PROVE SU VIOLAZIONI RUSSIA IN DONBAS”
La decisione della CEDU è contenuta in 230 pagine le cui valutazioni, come riportato da Euractiv, includono quanto segue: riconoscimento dell’aggressione militare illegale contro civili e oggetti civili; del controllo russo sui territori in mano ai separatisti e della presenza di personale militare russo in veste attiva nel Donbas; definizione dei territori per i quali la Russia è responsabile delle violazioni; autorizzazione a dimostrare la responsabilità della Russia per le conseguenze del bombardamento di oggetti civili sul lato ucraino della linea di contatto; conferma che le violazioni della Russia erano sistematiche e non isolate. Il tribunale ha stabilito, al di là di ogni ragionevole dubbio, che i soldati russi erano presenti in modo attivo nel Donbas dall’aprile 2014. Ha rilevato che membri di alto livello dell’esercito russo erano presenti in posizioni di comando nei gruppi armati e nelle entità separatiste fin dall’inizio.
Oltre a confermare la presenza russa nell’Ucraina orientale, la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha anche stabilito le definizioni per valutare le violazioni dei diritti umani da parte della Russia durante la sua occupazione, come sparatorie e torture a morte di civili e prigionieri di guerra ucraini; torture, comprese violenze sessuali, stupri, condizioni di detenzione inumane e degradanti; lavori forzati; rapimenti, arresti illegali e detenzioni illegali a lungo termine; attacchi per motivi religiosi; persecuzione dei giornalisti e blocco delle emittenti ucraine; distruzione e appropriazione illegale di proprietà private; divieto di insegnamento della lingua ucraina; persecuzione di ucraini o di cittadini che hanno sostenuto l’integrità territoriale dell’Ucraina. Il tribunale non ha confermato tali violazioni, in quanto la decisione definitiva verrà presa in una fase successiva, ma ha dichiarato che in via preliminare sembrano essere presenti prove.