La storia della musica italiana può essere considerata come un’immensa costellazione, un agglomerato di luci che nel tempo hanno regalato agli appassionati bagliori intramontabili. Tra le tante stelle, spicca quella dei Nomadi e in particolare di chi, negli anni ‘60, decise di sancirne la nascita: Beppe Carletti. Il tastierista classe 1946 ha iniziato a vivere di musica fin dalla giovane età; la carriera spicca il volo soprattutto grazie all’incontro con il compianto Augusto Daolio con il quale prima fonda I Monelli, e poi per l’appunto quelli che oggi apprezziamo con il nome de I Nomadi.
“Io Vagabondo” è forse il brano più leggendario dei Nomadi; ma il gruppo fondato da Beppe Carletti e Augusto Daolio vanta una carriera scandita da innumerevoli canzoni entrate nel cuore degli appassionati. Dopo la scomparsa di Daolio, tocca allo storico tastierista e co-fondatore continuare a portare in alto il nome della band e risultati sono ancora di grande livello come dimostrato dall’ultimo album “Sarà per sempre”.
Beppe Carletti, la storia dei Nomadi passa anche per i ‘rifiuti’: “Ecco perché siamo stati fortunati…”
Alcune settimane fa è uscito un cofanetto antologico che racconta le più grandi gesta musicali de I Nomadi: “E’ stato veramente bellissimo”. Intervistato da La Repubblica, Beppe Carletti ha rivelato come ad ispirare il titolo del progetto sia stata una frase del suo compianto amico e collega Augusto Daolio: “Se è una sua frase? Sì, la diceva sempre alla fine di ogni concerto”. Sempre nell’intervista per il quotidiano di alcune settimane fa, il tastierista ha raccontato del ‘no’ a Mogol e Battisti dopo l’incontro con Guccini. “Se la causa della disputa fu ‘Non è Francesca’? La canzone ci piacque, abbiamo detto a Mogol che l’avremmo fatta ma lui ci disse che avremmo dovuto suonare solo brani scritti da loro… ‘Non è Francesca’ ci poteva stare benissimo nel nostro repertorio, ma le canzoni di Guccini erano enormi. Siamo stati anche fortunati a poter scegliere tra autori così geniali”.
Non poteva mancare anche una menzione al brano più iconico dei Nomadi, “Io Vagabondo”. A tal proposito, Beppe Carletti ha raccontato a La Repubblica come grazie a Fiorello il brano abbia vissuto una sorta di seconda vita: “Negli anni ‘80 non la facevamo più, ma la canzone meritava. Il karaoke l’ha resa di nuovo popolare, in modo definitivo; Fiorello è un grande amico, ha sempre avuto grande stima di noi”.