MARIO COTELLI, LA MENTE DELLA VALANGA AZZURRA
Mario Cotelli ci ha purtroppo lasciato cinque anni fa: il 5 novembre 2019 è morto a 76 anni il leggendario Commissario Tecnico della Valanga Azzurra. È stato lui la mente degli straordinari successi dello sci alpino italiano, sotto la sua direzione la nostra nazionale ha vissuto il momento più florido, per distacco, della sua storia. E dire che Mario Cotelli ha iniziato ad allenare, chiamato da Juan Vuarnet, a soli 24 anni: era ancora uno studente universitario, scalò rapidamente i vari step necessari e arrivò alla Nazionale A dello sci alpino italiano nel 1969. Fu subito leggenda e, va detto, Mario Cotelli mise ampiamente del suo nel creare un gruppo fortissimo.
Bastano alcuni numeri per raccontare la Valanga Azzurra di Cotelli: cinque Coppe del Mondo consecutive, tutti gli sciatori impegnati capaci di conquistare almeno un podio nelle discipline tecniche (slalom e gigante), il promo Commissario Tecnico italiano sotto la cui guida siano arrivati un podio, una vittoria, una coppetta di specialità e una Coppa del Mondo generale. Si dirà: facile se ti potevi permettere di allenare gente come Gustavo Thoeni e Piero Gros, ma la realtà è che fu lui a lanciare il primo già nella sua prima stagione, insieme a Erwin Stricker e Tino Pietrogiovanna che, con i due sopra citati, avrebbero conquistato quattro dei primi cinque posti azzurri nel gigante di Berchtesgaden, la giornata in cui nacque ufficialmente la Valanga Azzurra.
EPOEA E ABBANDONO DI MARIO COTELLI
Certamente gli sciatori hanno scritto la storia, ma dietro di loro c’era Mario Cotelli: tra le sue scoperte rientra anche Herbert Plank, che fu uno dei più grandi discesisti nella storia con 5 vittorie in Coppa del Mondo e 20 podi totali, oltre al bronzo olimpico. Se lo sci alpino italiano negli anni Settanta divenne leggendario, rappresentando un modello da seguire e una squadra imbattibile, lo si deve a Cotelli: solo la Svizzera negli anni Ottanta, al femminile, riuscì a vincere cinque Coppe del Mondo consecutive – prima dell’avvento di Marcel Hirscher che ha fatto da solo una striscia di otto – lui ci è riuscito tra il 1971 e il 1975 con le quattro di Thoeni e quella di Gros, insieme a tutti gli altri risultati.
L’addio è arrivato nel 1978, in un momento di flessione anche strutturale: Mario Cotelli ha sempre detto che la decisione di lasciare sia stata dovuta all’intromissione della Federazione che, secondo il suo parere, cercò di “cancellare” uno dei segreti che resero grande il movimento, ovvero quello di incoraggiare le rivalità interne in modo che i suoi sciatori cercassero di dare sempre il meglio per superarsi a vicenda. Per circa dieci anni Mario Cotelli è stato giornalista sportivo: dall’altra parte della barricata ha vissuto l’emergere, fino ai grandi successi, di due campioni azzurri come Alberto Tomba e Kristian Ghedina. Ancora oggi ci manca parecchio: nel mondo dello sport, sicuramente è stato uno dei personaggi più influenti e vincenti di sempre.