E’ uscito in questi giorni il nuovo album della cantante Chiara Galiazzo, il quarto della sua carriera. Si chiama «Bonsai (come fare le cose grandi in piccolo)», e l’artista padovana lo definisce «Uno dei miei lavori più completi – le sue parole a Il Corriere della Sera – ogni canzone è parte di un progetto che, mi pare, abbia un senso se visto nel suo insieme. Per questo ho incluso anche una mappa nell’album in cui vengono collocate tutte le canzoni». Un album controcorrente, come appunto anticipa il titolo: «Lo so che va molto di moda il contrario, che in un mondo dove conta tanto l’apparenza si tende a dare la massima enfasi a ogni minima cosa, ma io sono convinta del contrario, cioè che si possono fare grandi cose se ci si concentra nel piccolo». Il nuovo lavoro della Galiazzo ripercorre, come spiega la stessa, quanto fatto negli ultimi due anni e mezzo, «da quando ho attaccato un cuore al muro a quando ho cambiato approccio e iniziato a prendermi cura diversamente di me stessa ma anche del posto in cui vivo».
CHIARA GALIAZZO: “MI SONO RITROVATO PROTEGGENDO LE MIE ORIGINI”
A Chiara è capitato di aver «perso un po’ la bussola», ma ogni qual volta capitava: «ho ritrovato la via solo proteggendo le mie radici, che sono poi la mia passione, la musica. Solo così si resta impermeabili a tutti gli sconvolgimenti. Proprio come un bonsai, una pianta piccola ma che sprigiona una energia incredibile: simboleggia quello in cui credo». Sembrano passati anni luce dalla sua vittoria a X Factor, targata 2012, con Chiara Galiazzo, guidata dall’allora coach e giudice Morgan, che sorprese tutti con una vocalità mostruosa, in contrasto invece ad una figura timida e quasi impacciata. «Il mio percorso professionale è iniziato in grande – dice in merito alla sua apparizione al talent show di casa Sky – ma così rischi di perderti troppe cose. Per questo ho cambiato approccio: sette anni fa non avrei mai realizzato un album così. Ma poi ho trovato il mio equilibrio, proprio proteggendo il motivo per cui sono qui». Un equilibrio caratterizzato dalla scoperta delle piccole cose, come appunto i bonsai, e come il suo tour teatrale targato 2019: «Lo scorso anno ho fatto il Tour più piccolo del mondo, nei teatri pensati per ospitare al massimo trecento persone. Per me è stato il più bello di sempre, il mio preferito: mentre cantavo guardavo in faccia la gente, ne sentivo il respiro, vedevo le espressioni, stupendo». Guai quindi a nominarle San Siro: «Io? No, non sogno San Siro… al massimo gli Arcimboldi».