Chiara Petrolini, per procura di Parma gli arresti domiciliari sono inadeguati anche perché genitori non sono stati presenti. Le indagini sul primo neonati
CHIARA PETROLINI, RETROSCENA SULLA RICHIESTA DEL CARCERE
Potrebbero servire tre settimane per capire se Chiara Petrolini dovrà andare in carcere o se invece resterà ai domiciliari per i due neonati sepolti nel giardino della villa di famiglia a Traversetolo. Attualmente si trova in una casa insieme ai genitori, ma il procuratore di Parma ha chiesto il carcere, non condividendo le esigenze cautelari, “non potendosi affidare a terzi – nella specie, peraltro, quegli stessi genitori che mai di nulla si erano accorti di ciò che avveniva in casa propria – il buon esito e l’efficacia degli arresti domiciliari“.
Lo rivela uno stralcio del ricorso del pm mostrato da Zona Bianca, da cui si evince che l’appello è stato motivato non solo con il concreto rischio di reiterazione del reato da parte della mamma 22enne, ma anche dell’inadeguatezza degli arresti domiciliari, in virtù del fatto che i due genitori non si erano resi conto delle due gravidanze. “Non sempre sono risultati presenti, viene lamentata un’emorragia e non hanno approfondito, non hanno indagato“, aveva fatto notare il procuratore capo Alfonso D’Avino in conferenza stampa.
I DUBBI SULLA MORTE DEL PRIMO NEONATO
Per capire se Chiara Petrolini rimarrà agli arresti domiciliari o se dovrà passare il resto della custodia cautelare in carcere bisognerà attendere, perché l’udienza di fronte al tribunale del Riesame è fissata per il 15 ottobre. Nel frattempo, le indagini della procura di Parma si concentrano sul primo dei bambini partoriti e sepolti in giardino dalla 22enne il 12 maggio 2023, anche perché la sua posizione potrebbe aggravarsi. Chiarire se il bambino sia nato vivo o morto è fondamentale per comprendere se si sia trattato anche in questo caso di omicidio, quindi la posizione di Chiara Petrolini potrebbe aggravarsi, ma i resti trovati nel settembre scorso potrebbero non essere sufficienti a stabilirlo.
CASO CHIARA PETROLINI, PARLA EX CAPO DEI RIS
“In un bambino così piccolo, che non è nemmeno formato completamente, i fenomeni abiotici, quelli trasformativi, sono molto più veloci degli adulti. Tessuti e organi ci consentirebbero di capire se è nato vivo o morto. Dobbiamo chiederci se ce ne sono ancora… Temo di no, considerato tempo e modo in cui è stato nascosto“, dichiara al programma di Rete 4 l’ex generale dei Ris, Luciano Garofano.
Dalle analisi del Ris di Parma è emerso che il primo neonato di Chiara Petrolini potrebbe essere stato adagiato nudo nella terra, dopo essere stat avvolto in un asciugamano o un panno. “Tutti quei frammenti estranei, plastica o stoffa, si prestano a esami genetici, che ci consentono di mettere in relazione le tracce con i resti“, ha aggiunto Garofano. Stabilire le cause della morte del primo neonato non sarà facile, considerando che non dovrebbero esserci tessuti o organi da analizzare. “Se sono stati utilizzati altri mezzi che hanno colpito quelle ossa o sono stati usati per offendere, si possono rinvenire da un esame specifico delle ossa“, ha concluso l’esperto.
