Chiara Petrolini: la Procura chiede il rinvio a giudizio per i due omicidi dei neonati. Difesa punta su perizia psichiatrica, attesa decisione sul carcere
La Procura di Parma ha formalmente richiesto il rinvio a giudizio per Chiara Petrolini, la 22enne di Vignale di Traversetolo accusata di aver ucciso premeditatamente i suoi due neonati – nati da gravidanze rimaste segrete – e di averne occultato i corpi nel giardino della casa familiare.
L’udienza preliminare, fissata per il 16 maggio davanti al Gup, rappresenta un passaggio decisivo in un caso che ha sconvolto l’Emilia-Romagna: pone difatti dubbi e pesanti domande su dinamiche psicologiche e sociali spesso sommerse; i carabinieri – coordinati dalla Procura – ricostruiscono una vicenda agghiacciante che parte nel agosto 2023 con il ritrovamento del primo neonato sotto terra che avvia le indagini, portando alla scoperta di un secondo corpo, risalente al 2022, sempre nello stesso luogo.
Per gli inquirenti, entrambi gli omicidi sarebbero stati pianificati in modo freddo e deliberato: senza che parenti o il compagno della giovane sospettassero delle gravidanze.
La difesa – affidata all’avvocato Nicola Tria – prepara una controffensiva legale puntando su una perizia psichiatrica per contestare il profilo di premeditazione; l’obiettivo è dimostrare un quadro di fragilità mentale che possa attenuare le responsabilità.
Intanto, il Tribunale del Riesame di Bologna deve ancora pronunciarsi sulla misura cautelare: dopo che la Cassazione ha annullato il precedente provvedimento che imponeva il carcere, mantenendo Chiara Petrolini agli arresti domiciliari nella villetta teatro del dramma, la decisione attesa potrebbe influenzare l’approccio processuale, in un caso dove prove materiali e testimonianze si intrecciano a un complesso scenario emotivo.
Chiara Petrolini e premeditazione: tra indagini e questioni psichiatriche
Mentre la Procura insiste sulla premeditazione, rimarcando come Chiara Petrolini abbia nascosto le gravidanze e organizzato gli occultamenti, la difesa ribatte che solo un’analisi approfondita del suo stato mentale potrà chiarire le reali dinamiche. “Non si tratta di giustificare l’ingiustificabile: ma di comprendere se esistessero condizioni patologiche rilevanti” fanno sapere fonti vicine al legale, anticipando una battaglia tecnica che potrebbe protrarsi per mesi.
Il caso, oltre a porre domande di natura etica, riapre il tema controverso sulla necessità di supporto psicologico per donne in situazioni di isolamento o disagio: specie in contesti rurali, dove il controllo sociale può trasformarsi in una gabbia silenziosa.
Al contempo, il Riesame di Bologna è chiamato a valutare se gli arresti domiciliari siano ancora proporzionati, considerando sia il rischio di inquinamento delle prove sia le condizioni personali dell’imputata e intanto si fa ancora fatica a elaborare il dramma: la casa degli orrori, con il suo giardino divenuto simbolo di sofferenza, rimane un luogo di curiosità morbosa e dolore.
La famiglia di Chiara Petrolini vive nel mirino di un’opinione pubblica divisa tra condanna e pietà, mentre il caso scuote le coscienze e, al contempo, provoca indignazione; con l’udienza del 16 maggio, il processo entrerà nel vivo.