Il Meeting di Rimini quest'anno si conclude con un concerto in ricordo di Claudio Chieffo a cura dei figli Benedetto e Martino
Quasi vent’anni senza Claudio Chieffo, che quest’anno di anni ne avrebbe compiuti 80. Grazie ai figli Martino e Benedetto, però, non c’è un vuoto dietro la sua scomparsa. Fin quasi da subito i due hanno ripreso in mano il suo repertorio e hanno continuato a fare quello che faceva Claudio, portarlo in giro, in mezzo alla gente, anche incidendo dei dischi.
Sopratutto Benedetto ha dato vita alcuni anni fa a una impresa straordinaria, convincere alcuni dei più grandi nomi del panorama musicale nazionale a incidere le sue canzoni, gente come Lindo Ferretti, Luca Carboni, Davide Van De Sfroos, Gioele Dix, Giorgio Conte, Omar Pedrini, Paolo Fresu fra gli altri, sfatando così quella leggenda nera che voleva Chieffo escluso dall’intellighenzia musicale italiana perché “cristiano”.
Venuto a mancare proprio il giorno in cui si inaugurava il Meeting del 2007, Chieffo sarà ancora protagonista a Rimini nella serata di chiusura di quest’anno, in un concerto che vedrà i due fratelli protagonisti in una serata, “per fare festa con i brani più divertenti e ironici del repertorio del cantautore, riproposti con nuovi arrangiamenti. Un concerto per tutti: famiglie, giovani inquieti e vegliardi”. Ne abbiamo parlato con loro.
Il concerto che farete è annunciato come “fare festa con i brani più divertenti e ironici” di Claudio. Perché questa scelta? Ci potete dare qualche anticipazione delle canzoni che farete?
Benedetto: Quest’anno Claudio avrebbe compiuto 80 anni e ci piace l’idea di fare festa con lui e per lui. Io personalmente amo molto le canzoni più “meditative” e intime, ma per festeggiare un compleanno mi son reso conto che non sono le più idonee.
Martino: In realtà è stato il Meeting di Rimini a suggerire questa chiave, forse anche perché il concerto di fatto sarà quello che informalmente è da sempre considerata la festa finale. Le canzoni di Claudio cosiddette “da ridere” sono in realtà una manciata ma non è detto che per fare festa si debbano fare solo canzoni ironiche. Ci sono tantissime canzoni di Claudio da cui traspare gioia, come ad esempio I Cieli, Il popolo canta, L’Amico…
Si dice anche “nuovi arrangiamenti”. Ad esempio?
Benedetto: Partendo dalla tradizione, ovvero dai dischi incisi da nostro padre, stiamo sperimentando nuove sonorità anche grazie alla creatività dei musicisti che ci accompagnano ovviamente senza tradire lo spirito originale delle canzoni.
Martino: Se da un lato le canzoni di Claudio sono talmente potenti semplicemente con chitarra e voce che non avrebbero neppure bisogno di arrangiamento, personalmente sono affezionato ad alcuni arrangiamenti che riflettono l’incontro avvenuto tra Claudio e i musicisti con cui si è coinvolto come Mark Harris e David Horowitz per citare i due più famosi.
Ci sono canzoni in cui Fabrizio Scheda con la nuda chitarra è riuscito a tirar fuori tutta la potenza comunicativa e la genialità musicale di Claudio, lo stesso ha fatto Harris con il pianoforte nel disco Chieffo & Piano e al tempo stesso sentir suonare un violino Stradivari nell’arrangiamento che ha fatto Horowitz di Canzone del Destino è un meraviglioso compimento dell’opera di Claudio.
Questo non toglie che si possa sperimentare, io ad esempio ho avuto la possibilità in alcune occasioni di interpretare alcune canzoni di Claudio accompagnato da una piccola formazione di archi e fiati con arrangiamenti di Alessandro Spazzoli che valorizzano le intuizioni musicali di Claudio in un modo davvero inedito.
L’aspetto ironico di Claudio era molto importante nel suo repertorio, basti pensare alla famosissima Avrei voluto essere una banda. L’ultimo suo disco pubblicato quando era ancora in vita è stato proprio una raccolta di questi brani. Da dove veniva questa ironia?
Martino: Claudio era dotato di un meraviglioso senso dell’umorismo innato, ci ha trasmesso la sua vena ironica nella vita di tutti i giorni. Ricordo che anche di fronte alla malattia, negli ultimi giorni di lucidità, non aveva perso lo spirito e ho ben presente almeno un paio di battute che nonostante la situazione drammatica che stavamo vivendo hanno alleggerito parecchio il clima.
La banda è sicuramente un ottimo esempio, scritta per sua madre mentre lei stava affrontando la fine prematura della sua vita. È lei il vero protagonista stonato della canzone. Sono molto legato a questa canzone e ne ho sempre fatta una versione molto partecipata con il pubblico perché è più bello ridere assieme che da soli.
In quel disco c’è un brano molto bello che spero farete in questa serata, L’uomo cattivo che non è proprio un brano ironico, ma piuttosto una autentica descrizione di chi più meno siamo tutti: “Chi se ne frega della vita! Chi se ne frega dell’amore!”. È così?
Benedetto: Assolutamente, io personalmente mi ci ritrovo e non solo appena sveglio.
Martino: C’è un fraintendimento, nel senso che quelle che vengono chiamate canzoni da ridere in realtà sono un corpus unico che racchiude canzoni ironiche e canzoni per i più piccoli. L’uomo cattivo è una canzone semplice che può essere capita dai bambini ma che parla anche agli adulti.
Tra l’altro io ho sempre interpretato il finale di questa canzone “Ma Dio lo vide e sorrise, gli tolse quel suo dolore poi gli donò ancor più vita, poi gli donò ancor più amor” come la morte del protagonista. Da notare che in molte delle canzoni da ridere di Claudio il protagonista muore (Banda, Quattro infermieri, Il freno a mano…), eppure non è triste in paradiso.
Voi fratelli non vi esibite spesso insieme. Che cosa vuol dire per voi cantare insieme?
Benedetto: Ognuno di noi ha vissuto e vive un percorso diverso ma ci vogliamo un gran bene e cantare insieme è un’occasione per riscoprire la stessa radice. Negli ultimi anni è in realtà capitato spesso e personalmente poi mi aiuta a non credermi padrone delle canzoni.
Martino: Ultimamente sta capitando più di frequente e forse è proprio la nostra diversità ad arricchire in qualche modo l’altro e le canzoni.
Qual è rispettivamente la vostra canzone preferita di Claudio da cantare?
Benedetto: Domanda difficile… forse Parsifal, Canzone dell’Ideale, sia perché fin da bambino amavo i cavalieri, sia perché … be’ lo capirete ascoltandomi cantarla.
Martino: Non ne ho una sola se dovessi scegliere però direi che se la giocano La Banda, Liberazione n. 2 e Il Viaggio, quest’ultima è l’unica canzone di Claudio che ho inciso e inserito nel mio album.
Quest’anno Claudio avrebbe compiuto 80 anni. Le sue canzoni risuonano oggi più vere che mai. Quanto vi pesa (o non vi pesa) la responsabilità di prendere in mano il suo repertorio?
Benedetto: A me personalmente non pesa. Preferirei fosse ancora vivo e che ci pensasse lui, ma perché vorrei fosse ancora qui in carne e ossa.
Martino: C’è stato un periodo in cui mi è pesato parecchio e infatti ho smesso di cantare le sue canzoni. È stato forse quando ho dato forma alle mie che ho capito l’importanza di ricominciare a cantare anche le sue. Quando il pubblico si lascia andare e canta con voce piena le sue canzoni mi capita spesso di allontanarmi dal microfono e fare un passo indietro limitandomi ad accompagnare le persone.
È una grande emozione perché da sopra al palco si viene investiti e feriti, in senso positivo, da quelle parole che pensavi di conoscere. Così nulla di quelle canzoni è più scontato, così, cantandole insieme, sono vive perché continuano a cambiare la vita delle persone. Certo sarebbe bello che ci fosse ancora lui a cantarle. Per lui erano un dono e forse adesso capiamo che a sua volta le ha donate a tutti spogliandosene.
Pensate che ci sia ancora bisogno delle sue canzoni? Perché?
Benedetto: Sì, lo penso. Prendi ad esempio La nuova Auschwitz: il male è una possibilità insita nel cuore di ognuno di noi, non ci sono buoni e cattivi. Inoltre portano speranza e direi che di questa abbiamo un gran bisogno.
Martino: Assolutamente si c’è ancora tanto bisogno delle sue canzoni, c’è bisogno di cantare insieme, io ho bisogno di girare e cantarle anche perché sono canzoni che ti accompagnano lungo tutto l’arco della tua vita, se le ascolti a 8 anni, a 14, a 20, a 30 a 50 ti dicono ogni volta qualcosa di nuovo, ogni volta che le ascolti, se davvero le ascolti, vieni ferito da una parola o da una frase che prima non avevi notato.
La sua eredità sia ancora viva?
Martino: Le canzoni sicuramente lo sono perché continuano a cambiare la vita delle persone, ad accompagnarle nei momenti di gioia e di dolore nei momenti di fatica e nei momenti di allegria. L’importante è che si continuino a cantare, così si mantiene viva l’eredità.
È in lavorazione un secondo disco tributo dopo il grande successo del primo volume. Ci date una anticipazione?
Benedetto: Realizzare il primo Charity tribute è stato così bello, che abbiamo deciso di farne un secondo. Hanno già aderito artisti che amo molto, non voglio svelare troppo ma posso anticipare che i premi Oscar Glen Hansard e Markéta Irglová canteranno insieme una delle canzoni più belle di Claudio.
Martino: Per onestà e trasparenza devo dire che non ho partecipato alla realizzazione del primo, a dirla tutta ero un po’ in polemica con mio fratello, ma quando è uscito il primo tributo e ho iniziato ad ascoltare i brani mi sono reso conto che Benedetto era riuscito a realizzare un’opera importante facendo incontrare Claudio e le sue canzoni anche ad artisti che non lo avevano conosciuto.
La bellezza del primo tributo è un esempio, a mio avviso, di due cose: la prima è che l’eredità di Claudio e le sue canzoni sono più che vive; e la seconda è che le canzoni di Claudio non sono ad uso interno della famiglia, di un movimento o della Chiesa, sono per tutti. Anche per questo ho deciso di coinvolgermi in prima persona e dare una mano alla realizzazione del secondo tributo. Al primo tributo devo anche il riavvicinamento personale a Benedetto.
Quale la soddisfazione più grande del primo disco tributo?
Benedetto: Purtroppo l’ideologia culturale del nostro Paese lo ha sempre etichettato e declassato come musicista “cristiano” e quindi non degno di attenzione, quel disco invece ha dimostrato in modo oggettivo che le sue canzoni sono per tutti. Poi con alcuni dei cantanti sono nati bellissimi rapporti. E infine, ma non è da meno, grazie a questo album io e mio fratello abbiamo ripreso a collaborare.
Martino: Pur non avendo partecipato alla realizzazione del primo, ho potuto godere grazie a Benedetto dell’amicizia con alcuni artisti e ho anche riscoperto alcune canzoni. La possibilità di riproporre dal vivo le canzoni le canzoni insieme agli artisti che le hanno interpretate è stata anche l’occasione per me e Benedetto di tornare a divertirci insieme.
(Paolo Vites)
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