Il Senato ha ospitato un simposio sul futuro delle chiese comunali in Francia. Nel “Gran consiglio dei comuni di Francia”, sotto l’alto patrocinio di Catherine Morin-Desailly, presidente della commissione cultura del Senato, l’Istituto Pèlerin per il Patrimonio ha proposto un nuovo uso dei luoghi di culto al servizio del bene comune, come riporta La Croix. “La sfida è semplice: su 40.000 chiese, ce ne sono da 2.500 a 5.000 minacciate di abbandono, vendita o distruzione entro il 2030, se non si fa nulla oltre al culto”, ha spiegato Samuel Lieven, direttore editoriale di Le Pèlerin. “Possiamo salvare un edificio solo se riusciamo ad aprirlo”, ha proseguito Benoît de Sagazan, presidente del Pilgrim Heritage Institute.
Il senatore Pierre Ouzoulias è stato di recente coautore di un rapporto informativo sullo stato del patrimonio religioso che raccomandava “l’uso condiviso dei luoghi di culto”. L’accoglienza è stata ottima e per il politico “È segno che gli ostacoli degli anni ’80 e ’90 sono stati superati. Sulla necessaria risocializzazione di questi edifici ormai tutti sono d’accordo”. Anche padre Gautier Mornaes, direttore del dipartimento di arte sacra della Conferenza episcopale di Francia (CEF), ha affermato: “Sono sempre esistiti vari usi, aiuta a sdrammatizzare”. D’accordo anche lo storico Jean-Paul Deremble: “Non è perché c’è meno gente nelle chiese che è venuto meno questo bisogno di raccoglimento” che c’era già a partire dal medioevo. Il culto rimarrebbe l’uso primario ma non l’unico.
Chiese, in Francia fino a 100.000 edifici
Non esiste un inventario completo del patrimonio religioso in Francia. Secondo l’Osservatorio del patrimonio religioso, la Francia potrebbe avere fino a 100.000 edifici religiosi tra tutte le religioni. Sono oltre 40.000 gli edifici adibiti al culto e appartenenti ad enti pubblici, principalmente comuni. Quasi tutti questi edifici sono di culto cattolico. Solo 15.000 edifici religiosi o edifici di origine religiosa beneficiano della protezione come monumenti storici, spiega La Croix. I due terzi appartengono ai comuni. Armelle Dalibert, responsabile della conservazione nel dipartimento del Calvados, che conta più di 950 chiese, ha notato molte difficoltà nella gestione del patrimonio. Mancano infatti volontari per aprirle e spesso ci sono reazioni ostili da parte del clero
“Questo patrimonio è fragile. Ora è il momento di agire”, ha affermato Bertrand de Feydeau, vicepresidente della Heritage Foundation. L’esperto ha invitato a privilegiare “la qualità” dei progetti e a “lavorare sullo spirito del luogo” oltre che a favorire la “consultazione” e ad evitare nuove fruizioni “disordinate”. La senatrice Catherine Morin-Desailly ha invocato una nuova fase del “decentramento del patrimonio” invitando l’Europa ad “assumersi le proprie responsabilità. Oltre a finanziarne le strade, i trasporti e l’energia, deve interessarsi al patrimonio religioso che costituisce l’identità dell’Europa”.