In Italia è cresciuto il consumo di cibi ultra-processati: secondo l'ISS è diminuita la qualità della dieta nel nostro paese, sempre meno equilibrata

Negli ultimi anni in Italia – patria del “buon cibo” e terra della dieta mediterranea – è cresciuto il consumo complessivo di cibi ultra-processati, ormai responsabili di buona parte del fabbisogno energetico degli adulti e degli anziani (bambini e ragazzini sono esclusi dalla rilevazione) che sono sempre più disposti a sostituire gli alimenti freschi e salutari: a dirlo è uno studio condotto dall’Istituto Superiore della Sanità, pubblicato in queste ore sulla prestigiosa rivista “Frontieres in Nutrition”.



Prima di arrivare ai dati veri e propri, potrebbe essere utile ricordare che con il termine “cibi ultra-processati” si intende – come lascia intuire lo stesso nome – quegli alimenti che subiscono numerosi processi di lavorazione prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati: seppur si tenda spesso ad associarli soprattutto alle merendine o agli snack salati, vi rientrano anche le bevande industriali, i biscotti e i piatti pronti.



Notoriamente, i cibi ultra-processati sono associati – giustamente – a maggiore rischi per la salute dei consumatori, specialmente nel caso in cui il loro consumo sia eccessivo e sproporzionato rispetto agli alimenti freschi; mentre un recentissimo studio ha anche scoperto che causano – specialmente con un consumo costante e compulsivo – effetti del tutto simili a quelli delle droghe nel nostro cervello, attivando aree dedite alla sensazione di felicità non appena vengono ingeriti.

I dati dell’ISS sui cibi ultra-processati: pur essendo dannosi, non vanno indistintamente demonizzati

Al di là di cosa siano i cibi ultra-processati, qui è più interessante soffermarci sui dati raccolti dall’ISS, partendo dal dire che si riferiscono a due differenti rilevazioni condotte nell’arco di una 15ina di anni: tra il 2005 e il 2006, infatti, sono state indagate le abitudini alimentari di un totale di oltre 2mila 600 adulti e anziani; poi rapportati a dati simili raccolti tra il 2018 e il 2020 su più di 880 individui, nuovamente adulti e anziani, in entrambi i casi equamente distribuiti tra uomini e donne.



Dieta (Foto: Pexels)

Il dato sicuramente più interessante è che tra i due bienni di riferimento per lo studio il consumo di cibi ultra-processati è cresciuto di un punto percentuale passando dal 5 al 6 per cento, e nel medesimo periodo è quasi raddoppiato (dal 12% al 23%) l’apporto energetico dei cibi ultra-processati nella dieta degli italiani; mentre altrettanto importante è sottolineare che le donne e gli anziani over 65 tendono a rispettare regimi alimentari più equilibrati e corretti.

A fare la differenza quando si parla di cibi ultra-processati – spiega l’ISS presentando i dati dello studio – è la frequenza del consumo, perché seppur alcuni (come i dolci o le bevande) siano esclusivamente dannosi per la nostra salute; al contempo i sostituti del pane (e citiamo per esempio taralli industriali, cracker e grissini) sono meno dannosi: importante è sempre controllare le etichette evitando alimenti che presentano un eccessivo numero di ingredienti; evitando anche di usarli come sostituti agli alimenti freschi.