La Cina sta affrontando una forte crisi demografica: solo in 6 milioni si sposano, le donne scelgono la carriera e pochi figli, aumento dei divorzi
La situazione demografica in Cina è preoccupante: sempre più giovani abbandonano l’idea del matrimonio, le donne cinesi decidono di dedicarsi alla carriera, generando un calo drastico dei figli, mentre i divorzi crescono esponenzialmente, tanto che il premier Li Qiang ha recentemente annunciato una serie di misure per incentivare le nascite, ma il cuore del problema resta, con sempre più giovani cinesi che rifiutano l’idea stessa del matrimonio e della famiglia tradizionale, spingendo il Paese verso un futuro incerto e potenzialmente disastroso.
Se nel 2013 i matrimoni registrati erano 13,47 milioni, nel 2024 questo numero è precipitato a soli 6,11 milioni, evidenziando un trend inarrestabile che affonda le sue radici in profondi cambiamenti culturali, economici e sociali: il declino del matrimonio non è solo un problema di natura burocratica o statistica, ma riflette un mutamento epocale nell’atteggiamento delle nuove generazioni verso l’idea stessa della vita coniugale.
Se un tempo il matrimonio in Cina era considerato un passaggio obbligato, una tappa fondamentale per la realizzazione personale e sociale, oggi invece sempre più giovani – soprattutto donne – scelgono di concentrarsi sulla propria carriera, sulla propria indipendenza economica e sul proprio benessere personale, piuttosto che accettare il peso di un’unione che spesso si traduce in un vincolo soffocante e pieno di sacrifici, un fenomeno che, sebbene anomalo nella sua rapidità, trova analogie con altre realtà globali.
Il Giappone, ad esempio, ha sperimentato da tempo un drastico calo delle nascite per motivi simili, con una generazione di donne sempre più istruite e autonome che rifiutano il modello tradizionale di moglie e madre a tempo pieno; ma alla Cina si aggiunge la sua rigida politica del figlio unico, in vigore per decenni, e che ha lasciato un’eredità pesantissima sia in termini numerici, con un drastico squilibrio tra uomini e donne, sia in termini culturali, con una generazione di figlie uniche cresciute con grandi aspettative e poco inclini a sottomettersi a ruoli tradizionali.
Matrimonio in Cina: tra squilibri sociali, pressioni economiche e una generazione di donne indipendenti
La crisi matrimoniale in Cina non è solo una questione di numeri, ma un intricato e complesso intreccio di fattori economici, culturali e sociali: per decenni la politica del figlio unico ha creato un drammatico squilibrio demografico.
Nel censimento del 2000, il rapporto tra maschi e femmine alla nascita era di 120 a 100 a livello nazionale, con punte drammatiche come 133 a 100 nella provincia di Jiangxi e addirittura 197 a 100 nella città di Wuxue, e questo ha portato a un fenomeno paradossale secondo cui, da un lato, milioni di uomini non riescono a trovare una moglie, dall’altro un numero crescente di donne rifiuta il matrimonio, preferendo l’autonomia e la carriera a una vita casalinga e di subordinazione.
Basti pensare che oggi sono più istruite che mai (il numero di laureate e post-laureate è aumentato in modo esponenziale negli ultimi vent’anni, con le iscrizioni universitarie che hanno superato persino il numero di nascite annuali), e con l’istruzione arriva un inevitabile cambiamento nelle priorità di vita: sempre più donne scelgono di non sposarsi o di sposarsi tardi, riducendo drasticamente le possibilità di avere figli.
La percentuale di donne non sposate tra i 25 e i 29 anni è passata dal 9% nel 2000 al 33% nel 2020 e ha raggiunto il 43% nel 2023, un dato che segna un vero e proprio spartiacque rispetto alle generazioni precedenti.
Si tratta di un fenomeno che non è solo il risultato di scelte individuali, ma anche di una serie di ostacoli economici sempre più insormontabili: il “prezzo della sposa” – una pratica tradizionale in cui la famiglia dello sposo deve offrire un generoso compenso alla famiglia della sposa, spesso sotto forma di un appartamento o di una consistente somma di denaro – è aumentato vertiginosamente, rendendo il matrimonio un lusso che molti non possono permettersi.
Anche il tasso di divorzi è in crescita esponenziale: nel 1980, solo 0,3 persone su 1.000 divorziavano, mentre nel 2019 il tasso era schizzato a 3,4, spingendo il governo a introdurre, nel 2021, un periodo obbligatorio di riflessione di 30 giorni prima di concedere il divorzio, nel tentativo di arginare la dissoluzione dei matrimoni, interventi normativi che però non fanno altro che mettere un cerotto su una ferita ben più profonda.
In un mondo sempre più competitivo e stressante, in cui il costo della vita è alle stelle e le aspettative sociali sono opprimenti, il matrimonio è sempre meno visto come un rifugio e sempre più come un fardello, e la Cina si trova così in una situazione apparentemente senza via d’uscita.
Il suo modello di sviluppo, se da un lato ha promosso l’istruzione e l’economia della conoscenza, dall’altro ha trascurato il valore della famiglia e della natalità, generando un cortocircuito che rischia di avere conseguenze devastanti.