“Cina ha favorito pandemia coronavirus”/ Gabanelli: “Prezzo silenzio è incalcolabile”
Milena Gabanelli: “Cina ha favorito pandemia di coronavirus. Il prezzo del silenzio è incalcolabile”. E cita altre ombre della dittatura cinese…

Se il coronavirus si è diffuso in tutto il mondo trasformandosi una pandemia è soprattutto colpa della Cina. Non perché Sars-CoV-2 potrebbe essere sfuggito da un laboratorio di Wuhan, circostanza tutt’altro che chiarita (così come tutta la questione dell’origine), ma perché quando si tratta di rispettare i diritti umani tace o nega da sempre. A lanciare l’accusa stavolta è Milena Gabanelli, che ha diffuso sul Corriere della Sera un approfondimento realizzato con Luigi Offeddu. Si parte dall’inizio, dal primo contagio da Covid-19 registrato in Cina il 17 novembre 2019. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) doveva essere informata subito, invece le autorità cinesi hanno aspettato fino al 31 dicembre prima di comunicare una “strana polmonite” sviluppatasi a Wuhan. Solo il 9 gennaio si parla di “nuovo coronavirus”, mentre il 30 gennaio si arriva alla dichiarazione da parte dell’Oms dell’emergenza internazionale. Due settimane prima, il 13 gennaio, mentre Pechino preparava il lockdown di Wuhan, l’Italia firmava un memorandum d’intesa per aumentare fino a 164 i voli settimanali per parte, di cui 108 con decorrenza immediata.
GABANELLI SU CORONAVIRUS: “SILENZIO CINA? EFFETTI INCALCOLABILI”
“Il prezzo di quel mese e mezzo di silenzio è incalcolabile”, scrivono Milena Gabanelli e Luigi Offeddu sul Corriere della Sera. La Cina invece nega ogni responsabilità. Nel frattempo, è aumentata la repressione. Ne è un esempio la “legge sulla sicurezza” che punisce il dissenso con condanne fino all’ergastolo. Sono state rinviate di un anno le elezioni, sono fuggiti in esilio i principali leader democratici e ci sono centinaia di arresti solo nei primi giorni. C’è il Tibet, la vicenda di Hong Kong e il genocidio degli uiguri. Questi sono solo alcuni dei lati oscuri della dittatura cinese. Secondo il giurista He Weifang “l’assenza in Cina di libertà di parola e di espressione ha favorito il diffondersi del contagio”. Lo aveva detto anche un suo collega illustre, Xu Zhangrun, arrestato. Oggi si punta il dito contro i governi che hanno sottovalutato l’epidemia, ma c’è un’altra domanda da farsi: “Come sarebbero andate le cose se le autorità cinesi, consapevoli della gravità di ciò che stava succedendo, non avessero tardato così tanto a informare la comunità internazionale?”. Ma questo non lo sapremo mai, soprattutto se l’inchiesta indipendente votata dall’Oms resterà ancora pezzo di carta.
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