La Cina, più grande importatore di petrolio al mondo, è d’altra parte il maggiore esportatore di tecnologia green su scala globale. Pechino è inoltre tra i primi Paesi produttori di CO2: per questo risulta fondamentale investire nella transizione green per raggiungere il successo degli obiettivi climatici globali. Secondo l’Energy Transition Index pubblicato nel giugno 2023, la Cina è 17esima su 120 Paesi per il “passaggio” verde: contribuisce però a quasi un terzo del totale delle emissioni globali di gas serra.
La sfida, per Pechino, è dunque quella della sostenibilità a lungo termine: in Cina il carbone è ancora il principale combustibile utilizzato. Questo rappresenta il 60% della produzione totale di energia, nonostante gli investimenti nel settore delle rinnovabili. C’è inoltre scarsa sinergia tra settore pubblico e privato e questo indebolisce il funzionamento amministrativo e burocratico del Paese, spiega Il Sole 24 Ore. Tutto ciò rallenta la transizione energetica. Eppure solo attraverso questo processo, la Cina potrà completare il proprio percorso di sviluppo economico.
Cina, investimenti nell’Artico per il Gnl utile per la transizione
Nel piano della National Development Reform Commission del 2022 erano stati delineati gli obiettivi chiave per il 2025 in quattro categorie (sicurezza dell’approvvigionamento, transizione del sistema, efficienza, innovazione) per guidare il settore energetico cinese verso la transizione. Per Pechino il problema resta quello dell’approvvigionamento delle risorse. Come spiega Il Sole 24 Ore, le riserve artiche hanno rinforzato la sicurezza energetica della Cina, diversificando il suo approvvigionamento e in particolare la domanda interna di energia rinnovabile in rapida crescita.
Il Governo cinese avrebbe puntato proprio l’importazione di Gas naturale liquefatto dall’Artico per favorire la transizione energetica del Paese: si tratta infatti di una fonte più pulita rispetto al carbone o il petrolio. La Cina ha già investito in progetti di Gnl nell’Artico russo, come Yamal Lng e Arctic Lng 2: si è trattato di uno dei più importanti investimenti cinesi all’estero nel campo delle rinnovabili dal lancio della Belt and Road Initiative. Nell’Artico, l’UE non ha una politica specifica per la gestione dei rapporti con la Cina spiega Il Sole 24 Ore. C’è anche da tenere in considerazione il ruolo della Russia: le due potenze, dunque, sembrano pronte a “sfidarsi” per aggiudicarsi le risorse e le tecnologie fondamentali in materia di transizione energetica.