La Cina è pronta a reagire ai dazi di Donald Trump: secondo Bloomberg le aziende cinesi non potranno più investire negli Stati Uniti

Nel più volte decantato – dal presidente degli USA Donald Trump – giorno della ‘liberazione americana’ in cui entreranno in vigore i più volti minacciati dazi che colpiranno buona parte degli alleati degli States, la Cina sembra essere pronta a mettere in campo una chiara contromossa che potrebbe funzionare come leva di scambio per ridiscutere le temute tasse sulle importazioni ed esportazioni: a dirlo è Bloomberg che avrebbe avuto modo di parlare della contromossa della Cina con alcune fonti di alto rango che – naturalmente – hanno preferito restare anonime; mentre al contempo da giorni Xi Jinping è al lavoro in una serie di vertici di altissimo livello con numerosi paesi e aziende.



Facendo prima di tutto un passo indietro, è bene ricordare che la battaglia commerciale di Trump con la Cina è iniziata già lo scorso 4 febbraio quando ha imposto dazi generalizzati del 10% su tutte le merci cinesi che poi – il successivo 4 marzo – sono stati aumentati al 20 per cento; mentre il 12 marzo la scure doganale (in questo caso del 25%) si è abbattuta sulle importazioni di acciaio ed alluminio ed oggi dovrebbe colpire anche le importazioni di automobili e componenti per il settore automotive.



La contromossa della Cina ai dazi di Trump: investimenti limitati e nuovi patti commerciali internazionali

Al di là della decisione di Trump e delle eventuali misure che sta valutando di prendere l’Unione Europea, la Cina sembra essere – almeno secondo le fonti di Bloomberg – pronta a reagire: sarebbe proprio degli ultimi giorni infatti la decisione della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma di limitare al minimo – se non addirittura impedire – la possibilità per le aziende cinesi di investire sul suolo statunitense; il tutto apparentemente senza danneggiare (per ora) le aziende che hanno già investito e che potranno continuare a farlo nell’ambito degli stessi progetti già finanziati.



Oltre a questo, con una mossa forse passata leggermente in sordina nei giorni scorsi il presidente della Cina Xi Jinping ha tenuto una serie di importanti vertici commerciali con Corea del Nord, Giappone e Bangladesh, nel corso dei quali sono stati firmati altrettanti accorso di cooperazione; mentre sul finire di marzo ha incontrato diversi rappresentati delle multinazionali – tra i quali quelli di BMW, Mercedes e AstraZeneca, tra gli altri – per promettere loro tariffe più competitive se continuassero ad operare sul suolo cinese e anche l’accesso agli appalti pubblici fino ad ora riservati alle imprese locali.