Presadiretta, puntata del 19 febbraio 2012 La puntata andata in onda ieri sera di Presadiretta, condotto da Riccardo Iacona, intitolata Recessione, è cominciata da una particolare domanda: la perdita di tanti posti di lavoro, il ricorso alla cassa integrazione sono davvero conseguenza della crisi o gli imprenditori sfruttano la recessione a loro vantaggio? Nella puntata si parla nello specifico di due situazioni particolarmente critiche, cioè quella della Sigma-tau e quella della Omsa. Il primo servizio comincia mostrando immagini del marciapiede davanti al Ministero dello sviluppo economico, in via Molise 2 a Roma, dove passano gli operai che protestano contro la perdita del loro posto di lavoro, come gli operai di Fincantieri o dell’Alcoa, una multinazionale americana che produce alluminio che ha deciso di chiudere lo stabilimento italiano lasciando a casa un migliaio di operai. Tra i tanti casi di chiusura o di messa in cassa integrazione, Presa diretta sceglie di occuparsi di quello della Sigma-tau dove i lavoratori hanno proposto i contratti di solidarietà, con cui si guadagna di meno, ma permette a tutti di lavorare. L’azienda ha però rifiutato, e da un mese gli operai dello stabilimento di Pomezia hanno bloccato la produzione protestando in vari modi, come bloccando la via Pontina. Nel servizio ascoltiamo la storia di una donna con due figlie, una delle quali gravemente disabile, che come gli altri è stata messa in cassa integrazione e alla quale è stata richiesta l’immediata restituzione delle attrezzature fornite dall’azienda, come il computer, il telefono e anche l’auto. Anche in provincia di Caserta, a Piana di Monteverna, chiude un altro stabilimento, quello della Tecnogen. Anche in questo luogo si faceva ricerca per la Sigma-tau. Negli stabilimenti della Tecnogen sono stati investiti molti soldi per attrezzature che non sono state neanche ancora usate, e il licenziamento degli informatori scientifici e dei ricercatori fa pensare che la proprietà della Sigma-tau stia pensando di vendere. Lipotesi viene però smentita dalla responsabile delle risorse umane, la dott.ssa Principe, che nega ci sia intenzione di vendere o delocalizzare gli stabilimenti. L’altro caso di cui si parla è quello della Omsa il cui stabilimento di Castiglione delle Siviere sta per essere chiuso e la produzione spostata in Serbia. Il proprietario dell’azienda ha aperto il primo stabilimento in Serbia nel 2005, e proprio qui ci porta il servizio, dove ci sono gli stabilimenti della Golden Lady. Le operaie appaiono tutte contente, ma nessuna vuole dire quanto guadagna. Da un’ex operaia scopriamo che gli stipendi erano ai suoi tempi di 150 euro mensili, più 20 di premio produzione, mentre oggi sono saliti a 200, 250 euro, un salario basso anche per la Serbia.
I contratti poi sono mensili e non vi è alcuna tutela sindacale, e chi cerca di protestare viene invitato ad andarsene. Nel frattempo la Golden Lady, così come le altre aziende straniere che investono in Serbia, come la Fiat, Pompea e Benetton, hanno incentivi di 10.000 euro per la creazione di un posto di lavoro e grazie a questi hanno lavoro a costo zero per qualche anno. In Italia intanto la trattativa per i dipendenti di Faenza verrà ripresa il 22 febbraio.