L’immenso successo della fiction di Rai Uno è stato celebrato su Twitter dal direttore della prima rete della tv pubblica. Per festeggiare Leone ha postato una foto che ve de ritratti Beppe Fiorello, il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta e il regista Enzo Montelone (). Il trio è ritratto con al centro Beppe Fiorello che regge una bottiglia di spumante. Il tweet di Leone celebra il momento e il grande successo della fiction: “Si festeggia con @BeppeFiorello, Andreatta, Monteleone e @francodimare il successo de L’Angelo di Sarajevo. @RaiUno”. Tanti ed entusiasti i commenti lasciati dagli utenti del social network: “Complimenti per la #fiction molto bella!”, “Grandi davvero è stato un capolavoro”, “Successo meritatissimo!”. Il tweet del direttore di Rai Uno è stato indicato come “preferito” da ben ventidue persone.
Mercoledì 22 gennaio 2015 in prima serata su Rai Uno è andata in onda la seconda e ultima puntata di “L’angelo di Sarajevo“, la miniserie con Beppe Fiorello basata sul romanzo autobiografico “Non chiedere perché” del giornalista Franco Di Mare. La puntata finale ha registrato 6.740.000 telespettatori per uno share del 23,89%. Nonostante fosse la puntata conclusiva, la fiction ha registrato un calo degli ascolti rispetto alla prima puntata che aveva raggiunto 7.484.000 telespettatori con il 27.05% di share. Complice forse la diretta su Rai Due della partita di Coppa Italia tra Inter e Sampdoria…
LAngelo di Sarajevo si è concluso ieri sera, chiudendo una due giorni di sicuro successo. In attesa di conoscere la portata del successo negli ascolti, che sicuramente premierà la fiction ispirata e liberamente tratta dal libro Non chiedere perché di Franco Di Mare. Una vicenda incredibile nella sua semplicità e ricca di protagonisti che LAngelo di Sarajevo ha dovuto per evidenti esigenze narrative, comprimere in sole due puntate con qualche pecca nella narrazione, che però vive di immagini molto forti e quindi riesce a comunicare – seppur a tratti – moltissimo. Sensazioni, situazioni e quel senso di normalità spezzata da una follia senza un perchè che si impadronisce della scena e oscura la mente di tutti, squarciata soltanto dallo sguardo di Malina, che innesca la vera vicenda, quella che riesce a crearsi uno spiraglio tra lodio e la troppa politica che ha preso il sopravvento non solo nei balcani straziati, ma anche nella vita di un giornalista stanco, dal cuore ormai impolverato dalla barbarie di una normalità di un paese straziato da guerre di potere certamente meno violente, ma che invece che i corpi delle persone ne uccidono lanima. Parliamo di una Italia in piena tangentopoli, della Rai lottizzata e in cui le alleanze per mettere questo o quel personaggio a dirigere linformazione si formano e si spezzano secondo convenienza, di unItalia in cui i rapporti anche interpersonali inaridiscono e anche tra marito e moglie si arriva a perdere coscienza di cosa voglia dire volersi bene. La scena della mensa, in cui Marco de Luca (alias Franco di Mare, interpretato da un buonissimo Beppe Fiorello) percepisce che il vero inferno per lui sarebbe cedere alle logiche di un paese che ormai si stava imbarbarendo, mentre rischiare di inseguire quelle umanità intraviste a Sarajevo era la cosa giusta da fare è qualcosa che dovrebbe interrogare ogni spettatore. Certo LAngelo di Sarajevo pecca anche di qualche eccessiva sbrigatività e approssimazione, ma racconta una storia forte e bella, soprattutto perchè vera. Il rapporto tra Kemal, il direttore dorchestra musulmano, sposato a una cristiana e che diventa lautista di de Luca e Romano e lo stesso de Luca sarà il motore di una potenza narrativa fantastica. Lui, di grande cultura eppure così umile, musulmano eppure amante dei cristiani, di sua moglie, di de Luca e delle persone che lo incontrano e che rischia tutto, quasi senza un perchè, per andare al fondo di un destino che si compie morendo al posto di de Luca, abbracciandolo proprio nel momento in cui un cecchino spara per ucciderlo. La morte che diventa un veicolo tangibile di fratellanza e non di odio, quando al funerale di Kemal i serbo-bosniaci sono pronti a bombardare il corteo funebre a colpi di mortaio e la presenza del vescovo di Sarajevo, intervenuto per dare parole di conforto agli amici di un uomo giusto, li dissuade. Per oltre 500 anni a Sarajevo cristiani, serbi e musulmani hanno convissuto e laugurio è che possano tornare a farlo. Langelo di Sarajevo è in sintesi la storia di più Angeli, di tanti protagonisti delle vicende umane che nelle grinfie della guerra, della politica, della sete di potere riescono a riaffermare il destino dellaltro, rappresentato specialmente da Malina, salvata dalla madre durante un rastrellamento e motore di tutte le vicende fino a diventare, nelle sequenze finali e con le sue vere sembianze, solo una giovane ventenne felice e – non – spensierata, ma speranzosa. Capace di sorridere al futuro, perchè per lei il Destino, ha avuto in serbo, in ultimo, un disegno buono. Grazie a uomini di buona volontà.