Il programma Ulisse – il piacere della scoperta, condotto da Alberto Angela su Rai 3, sabato 7 novembre 2015, ha approfondito l’avventura della baleniera Essex affondata nel Pacifico dall’attacco di un enorme capodoglio. L’odissea vissuta nel 1820 dai marinai della baleniera statunitense ha ispirato lo scrittore Herman Melville per la stesura del romanzo Moby Dyck, pubblicato nel 1851. Il romanzo narra la storia del capitano Accab che solca i mari alla caccia della balena bianca, che aveva già incontrato in uno scontro cruento, in seguito al quale aveva perso una gamba. L’avventura che si conclude con il naufragio della baleniera ad opera dell’enorme capodoglio non è stata comunque ispirata solamente dalla tragedia della baleniera Essex, ma da altri episodi realmente accaduti. Ad esempio il nome Moby scelto da Melville per la balena sembra faccia riferimento a quella catturata in prossimità dell’isola Mocha, al largo delle coste del Cile, e che in precedenza aveva attaccato varie barche. L’avventura della Essex comunque ebbe grande influenza sullo scrittore anche perché poté attingere notizie ed emozioni dal diario di bordo di un partecipante, avuto dal figlio che incontrò personalmente. All’epoca in cui Melville scrisse il romanzo Moby Dick, la caccia alle balene e ai capodogli era intensissima in tutti i mari del mondo per l’alto contenuto di olio pregiato che si poteva ricavare, utile per vari scopi, come l’illuminazione privata e pubblica, la lubrificazione dei meccanismi usati dall’industria e persino per produrre profumi e cosmetici. La caccia intensa, che ha portato quasi all’estinzione dei capodogli, si è conclusa solo negli anni ’70 del secolo scorso, con un accordo internazionale a cui lentamente hanno aderito tutte le nazioni, ad eccezione del Giappone che continua la cattura con lo scopo ufficiale di ricerca scientifica per la tutela della stirpe. All’epoca dell’avventura della baleniera Essex gli americani erano i più attivi nella caccia, che si svolgeva soprattutto nell’Oceano Pacifico. Agli inizi del 1800 la costa occidentale americana era ancora in mano agli indigeni, i porti erano stanziati quindi nella costa orientale e di conseguenza le baleniere per raggiungere l’Oceano Pacifico dovevano affrontare un lunghissimo viaggio per circumnavigare il Sud America, a capo Horn, e risalire verso l’equatore, nelle zone più calde dove stanziavano branchi numerosi di balene e capodogli. La città di Nantucket, sull’omonima isola davanti alla costa del Massachusetts, contava solamente circa 7.000 abitanti ma possedeva il porto per baleniere più attrezzato del Nord America e più famoso nel mondo. Gli abitanti di Nantucket iniziarono la caccia alle balene già nel 1720, nelle profonde acque dell’Oceano Atlantico e in meno di un secolo, già all’inizio del 1800, il numero di esemplari di balene e capodogli si ridusse drasticamente rendendo la pesca alquanto poco redditizia. Si rese necessario allora spostare la caccia nelle acque dell’Oceano Pacifico, affrontando i pericoli di un lunghissimo viaggio che poteva durare anche due anni. La baleniera Essex, comandata dal giovane capitano Pollard salpò da Nantucket il 12 agosto del 1819. Pollard guidava una squadra di 20 uomini, di cui molti giovani e poco esperti, e alcuni ex schiavi afroamericani che non avevano mai solcato i mari se non nel viaggio che li condusse dall’Africa all’America. La Essex ebbe un inizio di viaggio poco fortunato perché dopo appena quattro giorni incappò in una violenta tempesta che gli fece perdere due lance, piccole imbarcazioni indispensabili per l’avvicinamento alle prede e il lancio, da parte dei ramponieri, degli arpioni per la cattura e il recupero degli animali. Si decise di continuare il viaggio, in un porto venne acquistata una lancia e la Essex arrivò a destinazione, al largo delle isole Galapagos quando, il 20 novembre del 1820, venne incontrato un folto gruppo di capodogli. Furono calate in mare tre lance alla caccia del branco ma all’improvviso da esso si staccò un gigantesco capodoglio che rovesciò una delle lance, si diresse verso la baleniera colpendone la fiancata con il muso, spaccò la prua e la fece naufragare. I superstiti, a bordo di tre scialuppe, con le poche provviste rimaste, si diressero verso le coste del Sud, sbarcarono sull’isola di Anderson, che si dimostrò poco ospitale per la scarsità di acqua dolce. Il gruppo si divise poichè alcuni decisero di rimanere sull’isola, mentre altri con il capitano Pollard e l’ufficiale Chasse ripresero il mare. Finite le provviste, sopravvissero solo il capitano Pollard e quattro marinai. Alla successiva morte di un marinaio i sopravvissuti, sconvolti dal lunghissimo periodo di astinenza da acqua e cibo decisero di mangiarne il corpo. Dopo alcuni giorni i membri del piccolo equipaggio decisero di comune accordo di estrarre a sorte uno di loro perché desse la propria vita per salvare gli altri. Giorni dopo la nave baleniera Dauphin, avvistò la piccola imbarcazione con a bordo i sopravvissuti ma anche con con due resti di scheletri disarticolati e scomposti e rosicchiati fino al midollo. Riacquistata una certa lucidità il capitano Pollard chiese di andare alla ricerca di eventuali superstiti sull’isola di Anderson, dove in effetti riuscirono e recuperare tre uomini. Al ritorno a Nantucket al capitano Pollard venne affidato il comando di una nuova baleniera che ebbe però un tragico epilogo senza vittime ma arenandosi alle Hawai, stabilendo, a soli 31 anni, la fine della carriera di Pollard.
Replica Ulisse – Il piacere della scoperta, puntata 7 novembre 2015: ecco come vederla in video streaming – È possibile vedere o rivedere la puntata di Ulisse – Il piacere della scoperta andata in onda ieri, 7 novembre 2015, grazie al servizio di video streaming disponibile su Rai.tv, cliccando qui.