La copertina della puntata di Virus Il contagio delle idee, del 5 febbraio 2015, è dedicata al discorso di insediamento del nuovo presidente della Repubblica Segio Mattarella, applaudito dai parlamentari: qual è la distanza tra i politici che applaudono e le persone normali, costrette a sparare per difendersi? L’inviato Andrea Ruggeri è in collegamento diretto da Ponte Nanto (provincia di Vicenza), dove il benzinaio Graziano Stacchio ha ucciso un rapinatore che tentava, assieme ad altri complici, un colpo in gioielleria, mettendo a repentaglio la vita di una giovane commessa. Al fianco di Stacchio, indagato per eccesso colposo in legittima difesa, si è mobilitato l’intero comune e anche sul web circolano messaggi di solidarietà nei confronti dell’uomo, che non si sente un eroe né un giustiziere ma ammette di essere a posto con la sua coscienza e di aver pensato esclusivamente a difendere la ragazza. Nicola Porro presenta gli ospiti in studio, il giornalista Vittorio Feltri e il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta (Partito Democratico). Feltri crede che Stacchio meriti una medaglia al valore civile per la sua azione coraggiosa e che la morte del rapinatore debba essere considerata una morte sul lavoro. Il giornalista critica l’attuale normativa, che non consente di esercitare la legittima difesa, e a suo parere Stacchio non dovrebbe essere indagato ma purtroppo i giudici sono obbligati ad applicare una legge stupida. Secondo Crocetta la sicurezza dei cittadini dovrebbe essere l’elemento più importante in uno stato di diritto, in quanto senza sicurezza non ci può essere libertà. Crocetta crede che Stacchio sia un eroe e che nel suo caso non sussista l’eccesso di legittima difesa. Il proprietario della gioielleria rapinata annuncia la propria volontà di chiudere definitivamente per non rischiare la propria vita e ringrazia Stacchio, che ha salvato la vita della commessa.
Durante il discorso di insediamento, Mattarella ha parlato anche di sicurezza dei cittadini ma in contemporanea, a soli 26 chilometri di distanza dal Quirinale, un gruppo di rapinatori faceva irruzione nella casa di Roberto Speciale, ex comandante generale della Guardia di Finanza, e dopo aver legato l’uomo e sua moglie con fascette e cravatte portava via dalla sua abitazione i ricordi più cari legati alla sua vita professionale e familiare. Il generale Speciale, presente in studio, denuncia la condizione in cui vivono gli abitanti delle periferie delle grandi città, condannati a barricarsi in casa e la spending review che ha colpito le forze dell’ordine, che non hanno i mezzi per controllare il territorio. Secondo Speciale l’Italia, dopo la caduta del muro di Berlino, ha importato delinquenza a basso costo dai paesi comunisti e gli effetti di ciò sono sotto gli occhi di tutto.
In collegamento video, l’esponente del movimento no-global Francesco Saverio Caruso sostiene che l’ordine pubblico non possa essere delegato a un benzinaio e che armare i cittadini non è il modo migliore per creare coesione sociale. Secondo Caruso si dovrebbe agire sulle cause, in particolare sulla disuguaglianza sociale, in continua crescita, che crea criminalità e rischia di emarginare la gente. Il gioielliere vittima della rapina prende la parola e chiede a Caruso di provare a vivere nella sua città: i toni si alzano notevolmente. Il neurologo Rosario Sorrentino, in collegamento video, critica l’eccessiva copertura mediatica che altera la percezione dei fenomeni e avvelena il cervello degli uomini, mettendoli uno contro l’altro. Feltri fa notare che la popolazione carceraria è composta in maggioranza da stranieri e che il problema dovrebbe essere affrontato direttamente. In collegamento diretto, Silvia Sardone (Forza Italia) risponde alle parole di Caruso invitandolo a farsi un giro nelle periferie della sua città, Milano, dove in mattinata sono stati arrestati alcuni rom che sfruttavano ragazzine e dove vengono bruciati giornalmente grandi quantità di pneumatici, con emissioni di sostanze pericolose. Sardone condivide l’analisi di Feltri e ritiene che i tagli alla sicurezza del governo Renzi rappresentino un errore imperdonabile.
In collegamento lo scrittore Antonio Dikeke Distefano contesta le parole di Feltri e Sardone e accusa Porro di fare disinformazione, disegnando l’Italia come un paese in cui è meglio barricarsi in casa a causa del numero eccessivo di immigrati, una percezione sbagliata che poi si ripercuote negativamente su chi è di colore, come lui, e sui rom con passaporto italiano. Feltri lo accusa di vittimismo e non accetta le accuse, spiegando che il compito del giornalista è quello di dare dettagli sulle persone che commettono reati, a prescindere dalla nazionalità. Distefano non crede che l’Italia sia un paese razzista ma sottolinea che mentre alle manifestazioni contro gli immigrati partecipano in tanti, la gente non è altrettanto pronta a manifestare contro la corruzione e ricorda che nonostante sia passato poco tempo già non si parla più di Mafia Capitale. Porro legge alcuni articoli adulatori sul nuovo presidente della Repubblica, tratti da alcuni quotidiani e Feltri commenta sarcasticamente, spiegando che Mattarella rischia di annegare nella saliva dei lecca****. Vengono mostrate le immagini diffuse dall’Isis (ampiamente censurate), in cui i terroristi hanno bruciato vivo il pilota giordano tenuto in ostaggio.
La puntata si chiude con l’intervista di Nicola Porro al giornalista Filippo Facci, che ha recentemente pubblicato il libro “Uomini che amano troppo”. Facci ha spiegato i motivi alla base della controversia con Marco Travaglio e con Vittorio Feltri, e ha elogiato Bettino Craxi, a suo parere uno degli ultimi grandi politici italiani.
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