È un uomo che è conosciuto non per qualcosa che ha fatto, ma per qualcosa che in realtà non ha fatto. Nello specifico, per cause indipendenti dalla sua volontà, il suo intento è sfumato per soli 13 minuti. Pochi minuti che avrebbero potuto cambiare radicalmente parte della storia. Elser nacque in Germania nei primissimi anni del Novecento. Dopo aver frequentato le scuole elementari, aiutò per un breve periodo il padre nell’attività di commerciante di legname, per poi staccarsi e iniziare il lavoro in fonderia. Motivi di salute lo costrinsero a cambiare occupazione e quindi iniziò l’attività di carpentiere e falegname. Poco prima degli Anni Trenta arrivò per lui un’esperienza chiave: durante una parentesi lavorativa di quattro anni che lo portò in un negozio di Costanza ad “armeggiare” con gli orologi, imparò il mestiere e proprio questa esperienza si rivelò fondamentale per la sua storia. Georg era di religione protestante e alla ricerca di cultura, si dimostrò socievole, molto legato alla tradizione tedesca della sua regione, amante della musica e delle camminate. Un amico lo convinse ad aderire al partito comunista tedesco e seppur non troppo convinto, iniziò a vedere tale frangia politica come quella più vicina ai lavoratori e quindi si identificò presto in questa realtà. Col tempo prese coscienza del nazismo e fin dalla sua origine Elser si oppose totalmente, rifiutando qualunque simbolo che potesse richiamare Hitler e il Terzo Reich. Era contro le politiche naziste verso i lavoratori e verso i liberi cittadini, opponendosi a tutto ciò che era imposizione di un sistema.
Nella sua testa maturò l’idea di uccidere Hitler predisponendo un attentato. Nel novembre del 1939 presso una birreria di Monaco di Baviera, fu programmata una conferenza da parte di Adolf Hitler: il fuhrer avrebbe dovuto parlare alla “sua gente” in una sala del locale. Elser collocò dell’esplosivo nascosto nella sala in questione, collegandolo ad un timer (aveva imparato la costruzione e la programmazione del dispositivo proprio durante l’attività di orologiaio), con l’intento di far esplodere la birreria con all’interno Hitler. Elser iniziò con qualche giorno di anticipo il suo operato e per diversi giorni si nascose nel locale stesso prima della chiusura. Lavorò alla colonna alla quale fu appoggiato il palco dal quale avrebbe parlato Hitler e, ricavandone un vano, inserì l’esplosivo e il timer. La bomba scoppiò regolarmente, ma Hitler non morì. Infatti a causa molto probabilmente delle condizioni atmosferiche difficili, il programma quotidiano del condottiero nazista cambiò leggermente di qualche minuto: 13 minuti determinanti che hanno fatto “mancare il bersaglio” a Elser.
Nonostante George Elser fu realmente un pacifista, ha portato avanti da solo il suo progetto, senza l’aiuto di alcuno. Inoltre, nonostante in un primo momento tentò la fuga in Svizzera, una volta interrogato e catturato nei pressi del confine, se ne assunse la piena responsabilità, pagando con la tortura, con il carcere e con la detenzione presso un campo di concentramento la sua azione. Mentre la Seconda Guerra Mondiale stava arrivando all’epilogo finale, nel 1945 prima che venisse decretata la sconfitta tedesca, Hitler fece fucilare Elser, liberandosi così di colui il quale tentò, più di altri, di ucciderlo per cercare di porre fine al regime nazista.