Ahmad Joudeh è un ballerino di 27 anni che è diventato il simbolo della lotta all’Isis e alla sua non cultura. Joudeh, di 27 anni, ha vissuto nella sua breve ma intensa vita un dramma dopo l’altro a causa della presenza dello stato islamico in Siria ma ora ha avuto il suo riscatto. Domenica sera potrà parlare della sua storia ai microfoni di Fabio Fazio, dato che il presentatore ligure lo ha invitato come ospite per la puntata di domenica di Che tempo che fa. La maggior parte degli italiani probabilmente non conoscono la sua tormentata storia e questo potrà certamente essere una bella cassa di risonanza per far comprendere al mondo quanto danno stia creando l’Isis, anche se non sempre se ne parla o balza all’onore delle cronache. La storia di Ahmad Joudeh sarà illuminante proprio in questo senso, per poter far comprendere a tutti quanto sia pericoloso lo stato islamico anche nelle piccole cose (se così le vogliamo definire) e non solo nei grandi omicdi di massa oppure nelle torture. La sua presenza a Che tempo che fa è dunque attesissima e farà da contraltare alla presenza di un altro grande ballerino come Roberto Bolle.
DANCE OR DIE
La storia di Ahmad Joudeh è interessantissima. Fin da piccolo il siriano aveva una sola ed unica passione: quella per il balletto. Chiaramente una tendenza del genere non poteva essere tollerata in uno stato tetrogrado ed ultarconservatore come quello dell’Isis. Il fatto che ad un uomo possa piacere la danza non è tollerato perché viene considerato appartenente alla sfera femminile e non maschile. Per questo motivo Ahmad Joudeh fin da piccolo doveva nascondersi per poter ballare, dato che nessuno, sia nel suo Paese che nella sua famiglia, era d’accordo con questa sua grande passione. Il 27 enne era costretto a danzare di nascosto, anche sul tetto, e quelle poche volte che il padre riusciva a scoprirlo lo picchiava selvaggiamente. Racconta Ahmad Joudeh al quotidiano La Repubblica: “Mio padre mi picchiava e avevo tutti contro in famiglia. Io però non ho mai mollato perché avevo un sogno che volevo perseguire. Proprio per questo motivo mi sono fatto tatuare sul collo la scritta DANCE OR DIE. L’ho fatta in quel punto perché è lì che gli esecutori dell’Isis tagliano le teste, è un segno di protesta.”
AHMAD JOUDEH, L’INCONTRO CON BOLLE
La storia di Ahmad Joudeh inizia a farsi conoscere grazie al servizio di un reporter olandese che incuriosito dalla sua travagliata storia decise di farne un reportage per la tv europea. Il suo vissuto, così particolare e quasi eroico, divenne immediatamente popolare in Olanda e tutto ciò lo portò a un invito ufficiale da parte delle autorità per studiare e ballare in patria. Le autorità olandesi si offrirono di pagargli il soggiorno e la borsa di studio, proprio perché colpiti dal suo grande talento e dalla sua grande dedizione alla causa della danza. Il balletto, per Ahmad Joudeh, è sempre stato la cosa più importante, anche della vita stessa. Quando poi, in Olanda, il siriano ha incontrato il suo mito, l’italiano Roberto Bolle, il sogno è divenuto realtà. Ha raccontato a Repubblica: “Incontrare dal vivo Roberto Bolle per me è stato davvero un sogno, una cosa del tutto inaspettata e che sognavo da una vita. Per me Roberto è un mito, guardavo spessissimo i suoi video per poter imparare da lui.” Da Fabio Fazio, quindi, approfondiremo meglio un personaggio dalla grande tenacia come lui, il ragazzo che sfidò l’Isis a suon di balletti.