Antonio Ricci si riconferma essere il papà del programma di punta di casa Mediaset, Striscia la Notizia, il tg satirico di Canale 5 al quale ha generosamente dedicato una mostra permanente al piano terra della palazzina che ospita la trasmissione. Si tratta di un vero e proprio “museo”, come ama chiamarlo lui stesso, nel quale sono raccolti i momenti migliori della trasmissione, dal Gabibbo alle immagini dei 66 conduttori che si sono susseguiti negli anni, passando alle copertine dell’Espresso raffiguranti le donnine discinte che hanno allietato i telespettatori, fino all’enorme quantità di querele ricevute, per un totale di oltre 300 procedimenti giudiziari dai quali Ricci ne è sempre uscito innocente, ad eccezione del fuori onda Vattimo-Bus ma del quale ha vinto il ricorso alla Corte di Strasburgo. Tanti gli aneddoti sui 30 anni di Striscia, molti dei quali Antonio Ricci li ha raccolti nel suo libro autobiografico “Me tapiro”. In una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Verità, Ricci parte proprio da qui per commentare: “Il titolo non mi appartiene, tapiro non mi sento mai nella vita”. Dal Drive In a Striscia, lui ha preferito sempre restare dietro le quinte, ma come mai non ha mai pensato di fare tv? “Ho sempre pensato che chi va in video ha una vena di follia che a me manca. Ne ho altre, eh. La tv è una stanza nella quale non ho mai voluto entrare perché poi è difficile uscire”, ammette. Dalla rubrica di Striscia dedicata ai nuovi mostri, emergono le caratteristiche più mostruose di molti personaggi, come ammette lo stesso Ricci che pur vivendo di televisione, sotto certi aspetti la disprezza: “Vengo da una generazione che era molto allarmata sulla comunicazione televisiva. È una questione di dosi. Con Striscia abbiamo sempre cercato di fornire le istruzioni per l’uso, per svelarne i meccanismi”.
ANTONIO RICCI E LE DOMANDE A FLAVIO INSINNA
Spesso Antonio Ricci ha dimostrato di saper smascherare alla perfezione chi una maschera sospetta di indossarla. In questo contesto si inseriscono le sue dichiarazioni su Flavio Insinna. Se mai lo dovesse incontrare il aeroporto, cosa gli chiederebbe? “Fai la hostess? E come seconda domanda: perché ti vuoi così male?”. Ovviamente ritorna la polemica sulla trasmissione di RaiUno legata al gioco dei pacchi, che vide conduttore proprio Insinna, poi artefice di alcune clamorose arrabbiature dietro le quinte. “Lui sbroccava perché non si seguiva il copione stabilito”, ha commentato Ricci, “Insinna si è messo in situazioni più grandi di lui […] Quando Affari tuoi è stato sospeso perché perdeva da Striscia e da Paperissima Sprint è andato dalla Berlinguer a parlare di volontariato e qualcuno lo vedeva già candidato premier della sinistra”. Secondo il papà di Striscia, chi vive in tv è già morto: “Mummificandosi in un personaggio si autotumulano, non possono variare. Per questo la tv di sinistra ha i suoi Santisubito: Fabio Fazio, Bianca Berlinguer, Nanni Moretti”. A proposito di morte, lui sostiene di aver già risolto da molti anni il suo rapporto con essa. La Tv di Antonio Ricci, però, non è fatta solo per distruggere ma anche per fare del bene. La dimostrazione è data dai tanti servizi nati per sgominare bande di delinquenti ma anche dalle numerose campagne sociali (il Banco alimentare, la campagna contro l’infibulazione delle donne musulmane ed in passato anche una segreteria telefonica per le emergenze dei suicidi).
DA RENZI A BERLUSCONI E GRILLO
Da anni Ricci, padre di tre figlie femmine, vive in un residence di Milano 2. Alla domanda su come si descrive nel ruolo di genitore, lui replica: “Come tutti quelli che hanno falsa coscienza dico che ho supplito alla quantità con la qualità del rapporto”. Spazio quindi agli attuali protagonisti della politica. Se pensa a Renzi gli viene in mente un uomo che si sta “arrabattando” e che avrebbe “perso la luce negli occhi”. Lui sembra avere una sua teoria: “Succede quando ti accorgi che quelli che ti dovrebbero supportare sono i primi a pugnalarti e sono quelli in grado di farti più danni”. Il riferimento è a coloro che prima erano con Renzi e poi avrebbero costituito un loro “partitino”. A sua detta, l’errore di Renzi è stato quello di pensare che “fosse possibile cambiare verso e ha sottovalutato che quello che manca nel partito ex comunista è proprio il senso della comunità e del bene comune”. Ha poi detto la sua anche sulla rinascita di Berlusconi, “dovuta non ai suoi conflitti d’ interesse, ma alle divisioni e agli autogol della sinistra”. Immancabile una sua opinione sull’amico Beppe Grillo: “Quando lo vedo in mezzo a quelle folle mi scatta un atteggiamento protettivo: torna a casa, torna a fare spettacolo”. Eppure sa bene come da quelle stesse folle l’ex comico ne tragga godimento.