Rupert Everett è pronto a calcare di nuovo i set di tutto il mondo con due importanti lavori che lo attendono: da una parte, il primo film alla regia (The happy prince) e dall’altro una nuova serie tv sul famosissimo romanzo di Umberto eco Il nome della Rosa. Fatto interessante, un nome ricorrente all’interno della filmografia, ma anche della sua vita privata, è Oscar Wilde. La prima regia di Happy Prince ne è una prova, ma anche i suoi ruoli memorabili nell’Importanza di chiamarsi Ernesto, insieme all’amico e collega Colin Firth lo sono. Per Everett Oscar Wilde è un personaggio quasi sacro della letteratura inglese, come ha lui stesso sottolineato al quotidiano Repubblica: “Oscar Wilde è stato un personaggio importantissimo della letteratura inglese, non soltanto per le sue opere ma anche per quello che ha fatto. Io lo paragonerei a Cristo, perché come lui ci ha liberato. Dopo la sua vicenda le persone hanno cominciato ad affrontare il tema dell’omosessualità all’interno della società. Prima nessuno osava farlo, non si poteva nemmeno nominare come parola: era un tabu’.”
‘LA FAMA ACCECA’
Sempre continuando il discorso su Oscar Wilde, è bene sottolineare quanto la vicenda che lo vide finire in carcere (per un suo amore omosessuale) lo rovinò completamente da un punto di vista finanziario e personale. Continua Rupert Everett, sempre su Repubblica: “La fama aveva accecato Oscar Wilde. Lui era amico dell’alta società e credeva che una volta uscito di prigione tutti gli sarebbero stati amici come prima… si sbagliava di grosso. Lui stesso aveva detto di essere inebriato dal successo e sbagliava. Come tutti anche Wilde faceva degli errori ma i suoi furono enormi. Credeva anche di essere amico del popolo che, di rimando, gli sputò addosso per via della sua omosessualità. Finì povero e morì a soli 46 anni, quasi come un senzatetto.” Ma allora, lui stesso? Non capita anche a lui di essere accecato dal suo successo? “A noi attori britannici questo non capita. Noi ci sogniamo il successo planetario che hanno gli attori americani, i divi di Hollywood. Noi restiamo con i piedi ben piantati a terra e affrontiamo il nostro mestiere come qualcosa di più artigianale e casalingo.”
‘UN AUTORE DIFFICILE’
Il rapporto tra Oscar Wilde e Rupert Everett è quindi complicato, ambivalente, ambiguo. Imprescindibile, comunque, visto che l’attore britannico si immedesima a pieno nel grande romanziere e ne ripropone spesso i suoi scritti, sia al cinema che al teatro. La cosa, comunque, non è proprio facilissima, anzi: “Recitare un testo di Oscar Wilde è qualcosa di difficile e complesso. I suoi dialoghi sono molto lunghi e riuscire a renderli bene non è facile, bisogna avere la giusta cadenza, altrimenti diventano molto pesanti.” Dai ruoli leggeri e frizzanti di Wilde a quelli più seri e impegnati di Umberto Eco il passo è stato breve. Rupert Everett, infatti, ricoprirà il ruolo dell’inquisitore Bernardo Gui all’interno della serie tv basata sul romanzo Il nome della rosa. La sfida, però, non spaventa Everett: “Sono elettrizzato all’idea di interpretare un ruolo de genere, non vedo l’ora. Sarò cattivissimo! Mi raseranno i capelli a zero per interpretare il grande inquisitore ma non fa niente, è una cosa che faccio volentieri. Nel frattempo posso sempre mettermi delle parrucche bellissime…”