I suoi genitori si diedero da fare non poco per trovargli un nome non cristiano, e alla fine scelsero Evandro. Era tradizione di famiglia, atea e comunista, darsi nomi non cristiani: due suoi zii si chiamano Benessere e Avvenire. Non siamo nella Russia sovietica, ma a Brescello, pianura Padana, la famosa cittadina dove lo scrittore Guerreschi ambientò le storie di don Camillo e del sindaco comunista Peppone e dove sono stati girati i noti film. Don Evandro può ben a ragione definirsi l’erede di don Camillo, benché non sia mai esistito: fu battezzato, fece il catechismo, ma crebbe in una famiglia atea e di sinistra. A 10 anni ebbe una prima intuizione, scrisse nel tema di scuola che da grande voleva fare il prete, fortunatamente, dice oggi, i suoi genitori non lo videro. Diventato ragioniere va a lavorare in banca e solo a 37 anni entra in seminario, diventando poi il parroco di Brescello. “Qui rimane ancora qualcosa, anche se si sta affievolendo, dello spirito padano, il desiderio del bene comune” dice a Tv2000. Oggi non c’è più l’antica contrapposizione tra Chiesa e comunisti, ma don Evandro ha “inventato” un gesto di cui non c’era la tradizione, proprio ispirandosi all’episodio di don Camillo quando porta in processione il crocifisso fino alle rive del Po per chiedere la grazia contro l’alluvione.
LA PROCESSIONE SUL PO
E’ il 2014, c’è il rischio di una alluvione e don Evandro ripete quel gesto: “Pensavano fosse solo un gesto superstizioso, invece mi venne dietro quasi tutto il paese, capii che la gente lo desiderava”. Oggi questa processione con il crocifisso viene ripetuta ogni anno, il terzo sabato di settembre. Insomma. don Camillo vive ancora a Brescello: “don Camillo era un prete che stava in mezzo alla sua gente. un prete che condivide. Anche lo scontro con l’autorità, lo sporcarsi le mani, è qualcosa di fondamentale per un prete che deve sempre stare dalla parte di chi è debole e vittima” dice. La scena dei film che ama di più? Quella in cui don Camillo dopo essersi rifiutato, accetta di suonare le campane della chiesa al funerale di un comunista morto: “Gesù gli dice, non perderti in chiacchiere altrimenti perdi tempo per suonare le campane. Questo significa che in ogni uomo c’è qualcosa di Dio, anche in chi non crede, e il compito dei cristiani non è fare divisioni, ma riconoscere questo tratto comune di tutti gli uomini”.