Prima del fratello di Daniele Atzori, a Italia Sì è intervenuto Massimo Pieri, che segue da vicino la Fiorentina, per cui pubblica il giornale dello stadio per le partite casalinghe. «Non vogliamo essere accomunati a questi, ma dare un messaggio forte. Stiamo ancora oggi lottando con la morte di Davide Astori. Questo è un gioco, si vince, si può pareggiare ma soprattutto si può perdere». E quindi interviene Alessandro Atzori, che ha voluto mandare un messaggio alla città di Firenze. «Non sono adirato con i tifosi della Fiorentina, non ho nulla da perdonare. Anche io sono tifoso, anche mio fratello lo era. Sappiamo cosa vuol dire andare allo stadio e organizzare dei cori, arrabbiarsi, gioire, piangere… Non ci siamo offesi. Noi sappiamo bene che quando la partita è finita, tutto quello che resta nello stadio non si porta a casa. Mi dà fastidio che si parli di lui solo in relazione a questi cori». (agg. di Silvana Palazzo)
La lettera di Alessandro Atzori, fratello di Daniele
Una lettera strappalacrime, sentita e piena di amore. Una lettera capace di abbassare i toni, proprio nel momento in cui sembrava più difficile. Alessandro Atzori, fratello di Daniele, morto durante la partita di venerdì scorso tra Cagliari-Fiorentina ha voluto esprimere il suo stato d’animo, pubblicando una lettera su L’Unione Sarda. Lettera che oggi verrà riproposta ad Italia Sì, il programma condotto da Marco Liorni su Rai Uno. “Oggi sento il peso del mio cognome – apre Alessandro Atzori nella lettera – Già, sono il fratello di Daniele, il tifoso del Cagliari che ci ha lasciati venerdì allo stadio”. Nella sua dedica ci tiene subito a fare un ringraziamento: “Vorrei in primis ringraziare tutte le persone che si sono strette a noi nel dolore, parenti, amici, colleghi suoi e miei, le due società Cagliari e Fiorentina, che ci sono state vicine in questo tremendo momento di lutto. È stato un momento che Daniele avrebbe tanto voluto vivere – prosegue nella lettera – la presenza di Joao, Riccardo ed Alessandro, nonché tutta la delegazione del Cagliari, lui che fin da ragazzino andava allo stadio a tifare per i colori del suo fragile cuore”.
“Quella notte del 1993 in Cagliari Trabzonspor…”
Nella mente di Alessandro Atzori, inevitabilmente, riaffiorano i ricordi riguardanti il fratello Daniele Atzori: “Eravamo insieme in curva nord, quella notte del 1993, quando il Cagliari affrontava il Trabzonspor al Sant’Elia, una notte fantastica pagata dall’allora tanto riconosciuta tessera del canguro… (eravamo i ragazzini di una volta, allo stadio si saltava per entrare…), e la sua passione lo ha accompagnato per il resto della sua vita. Sono qui per tentare di alleggerire i toni – scrive nella sua lettera – Vorrei che la società della Fiorentina, il sindaco di Firenze e tutti i veri tifosi, sappiano che né io, né tanto meno la mia famiglia, ci sentiamo offesi da quei cori”. Alessandro dice di capire perfettamente le dinamiche da stadio e le mentalità delle tifoserie, essendo lui per primo un appassionato: “Perché so bene cosa vuol dire stare in uno stadio, dove la competizione diventa palpabile anche sugli spalti. Amo Firenze, amo i fiorentini, la culla della nostra lingua e so, come anche Dany sapeva, che cori così ci sono e sempre ci saranno negli stadi, ma che sono e devono restare tali”.
Le scuse della Fiorentina per i cori offensivi dei tifosi
Alessandro Atzori ha ammesso di aver ricevuto delle scuse ufficiali da parte della Fiorentina, dopo i cori offensivi dei tifosi violi nei confronti del fratello Daniele Atzori: “Hanno chiamato la mia famiglia per scusarsi, anche se non c’è nulla di cui chiedere scusa. Mio fratello è morto per via del suo cuore, non dei cori di pochi scalmanati insensibili”. Ringraziamenti pure il Cagliari Calcio: “Grazie anche ai rossoblu. Ma anche ai giornalisti. I parenti, alcuni arrivati a Olbia. E poi, per ultimo il ringraziamento più importante. Io vorrei ringraziare mio fratello, sì proprio Daniele, per avermi regalato i 44 anni più belli della mia vita, conscio del fatto che non ne avrò altri”. La lettera è commuovente, si conclude con un addio colmo di amore, malinconia e rabbia: “Mi mancherai da star male per il resto della mia vita, e sappi, fratellino mio, che lo stesso vuoto lo hai lasciato nei cuori di tutte le persone che hanno avuto il privilegio di conoscerti. Buon viaggio, Nenno. Ci si vede dall’altra parte”.