Nell'omicidio di Cinzia Pinna compare lo spettro del satanismo: dubbi e misteri, anche sul complice, nella confessione di Emanuele Ragnedda
Si moltiplicano i misteri attorno all’omicidio di Cinzia Pinna che attualmente vede come unico indagato l’imprenditore vitivinicolo Emanuele Ragnedda che – dopo un tentativo fallito di fuga e l’arresto – ha confessato tutto agli inquirenti, abbarbicandosi sulla scusa (la più recente tra quelle raccontate alla Procura di Olbia) di un tentativo di difesa nel quale ha tirato in mezzo anche lo spettro del satanismo: un vero e proprio caso nel caso che – almeno per ora – sembra convincere poco gli inquirenti; convinti, invece, che Cinzia Pinna sia stata uccisa per ragioni passionali in un vero e proprio femminicidio da “manuale”.
Procedendo per ordine, secondo quanto riferisce il quotidiano Repubblica, a tirare in mezzo in Demonio nell’omicidio di Cinzia Pinna sarebbe stato proprio il reo confesso Ragnedda nel corso di uno degli ultimi interrogatori: l’uomo, infatti, ha raccontato che quella sera dopo aver accompagnato al suo casolare la donna, averle offerto del vino e della cocaina lei avrebbe “iniziato a parlare del Diavolo“, brandendo poi un coltello per minacciarlo e solo in quel momento avrebbe afferrato una pistola che teneva vicino al divano; tutto – ovviamente – al solo fine di difendersi con una versione che non può essere confermata da nessun altro.
Dubbi e misteri sull’omicidio di Cinzia Pinna: l’ombra del satanismo e quella presunta complice di Ragnedda
Non solo, perché il satanismo – secondo il quotidiano La Nuova Sardegna – sarebbe stata una vera e propria ossessione per l’assassino di Cinzia Pinna che solamente poche ore prima del suo arresto in un locale gremito di persone si auto-proclamava come “il male in persona”; mentre per aggiungere suggestioni alle suggestioni, è interessante notare che uno dei vini di punta della cantina di Ragnedda è chiamato “Shar“, richiamando (ma forse per un fortuito caso del destino) a una divinità malvagia del gioco da tavolo Dungeons & Dragons.
Al di là delle suggestioni, però, resta un altro tema importante da chiarire sulla morte di Cinzia Pinna, ovvero la presenza di possibili complici perché gli inquirenti non credono che Ragnedda possa aver fatto tutto da solo: le ipotesi per ora vertono sul giardiniere milanese che lo stesso imprenditore ha scagionato nella sua confessione (ma che resta nei libri degli inquirenti), ma si indaga anche su quell’amica che Ragnedda ha incontrato cinque giorni dopo l’omicidio; forse la stessa che potrebbe aver pulito la scena dell’omicidio e con la quale potrebbe aver acquistato il divano per sostituire quello – ovviamente sporco di sangue – del casolare.