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Home » Sanità, salute e benessere » CLASSIFICA CHOC DELLA SANITÀ?/ Cosa c’è dietro e come performano davvero le Regioni italiane

  • Sanità, salute e benessere

CLASSIFICA CHOC DELLA SANITÀ?/ Cosa c’è dietro e come performano davvero le Regioni italiane

Carlo Zocchetti
Pubblicato 21 Luglio 2025
L'insegna di un ospedale (Foto: CHATGPT)

L'insegna di un ospedale (Foto: CHATGPT)

Sanità italiana a confronto: eccellenze, criticità e il divario Nord-Sud nei servizi regionali, ecco cosa c'è dietro alle classifiche

Qual è la regione italiana dove le prestazioni erogate sono più appropriate? E quella dove gli esiti sono migliori? E dove c’è maggiore equità o maggiore innovazione? Qual è quella che spende di meno o dove c’è maggiore attenzione all’assistenza sociale? Sono solo alcune delle tante domande (o ottiche) con cui possono essere valutate le performance di un servizio sanitario regionale e la ricchezza e diversità degli approcci, tanti, messi in pista da una grande varietà di soggetti esperti di valutazione per classificare il funzionamento di questi servizi, è già di per sé una misura di quanto l’azione valutativa possa risultare arbitraria (per quanto condotta con canoni ritenuti scientifici).


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Proprio questa totale discutibilità dei metodi ed approcci che si possono utilizzare sconsiglia di aprire una discussione su come si dovrebbe fare (quale sarebbe cioè il cosiddetto “gold standard”) e suggerisce di analizzare i risultati di ciascuna metodologia con la coscienza che essi non esprimono un valore assoluto (la classifica che fa vincere il campionato) ma un percorso che evidenzia alcuni pregi ed alcuni difetti tra i tanti che potrebbero essere analizzati e valutati. Con questa prudenza chi scrive è abituato a leggere le tante classifiche che periodicamente vengono proposte, cercando di individuare in esse i margini di miglioramento (o le criticità da superare) che ogni regione mostra anche quando viene posizionata bene da qualche classificazione.


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È questo il primo insegnamento che viene anche dal progetto “Le performance regionali” di CREA Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) di cui sono appena stati pubblicati i risultati relativi al 2024, progetto che da una parte cerca di adottare un approccio multidimensionale alla valutazione, e dall’altra di coinvolgere nel percorso persone e gruppi di interesse (stakeholder) portatori di esigenze diversificate, tentando di risolvere metodologicamente (e CREA dice: democraticamente) il problema di mettere insieme la multidimensionalità con le diverse prospettive.


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Nell’edizione di quest’anno CREA ha introdotto anche una valutazione temporale (ultimo quinquennio) e una selezione di indicatori pensati per il monitoraggio degli effetti dell’autonomia differenziata in sanità.

Nel complesso la valutazione delle regioni effettuata da CREA su una scala da 0 (peggiore) a 100 (migliore) classifica a 60 il Veneto (massimo risultato) e a 26 la Calabria (valore minimo), il che se da una parte dice della enorme differenza che c’è tra le regioni e che la Calabria ha molto lavoro da fare per migliorarsi, dall’altra ammette che anche i migliori hanno enormi margini di miglioramento per avvicinarsi ai valori superiori della scala, perché un punteggio di 60 su 100 in qualunque contesto verrebbe considerato equivalente alla mera sufficienza.

CREA individua quattro gruppi di regioni: nel primo ci sono Veneto, Piemonte, P.A. Bolzano e Toscana (punteggi da 60 a 53); nel secondo ci sono Friuli V.G., P.A. Trento, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Lombardia (da 50 a 45); nel terzo Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia (da 44 a 37); nell’ultimo si trovano Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria (meno di 35).

Sei sono le dimensioni analizzate da CREA, ciascuna con un proprio peso per arrivare a 100: appropriatezza (26,6%), esiti (23,9%), sociale (16,2%), innovazione (11,4%), equità (11,2%) ed economico-finanziaria (10,7%). A livello nazionale il punteggio del 2024 è risultato di 46 punti, con un lieve miglioramento rispetto al 2019 quando il punteggio si era fermato a 43,8. Dal punto di vista territoriale rimane enorme la differenza tra le ripartizioni, a tutto vantaggio delle regioni del nord, ma nel tempo (quinquennio) sembrano allentarsi le disparità perché vi è stato un miglioramento più evidente nelle regioni del sud (d’altra parte, più si è lontani dall’obiettivo e più il miglioramento è possibile).

A titolo di esperimento CREA ha sviluppato anche una metodologia per il monitoraggio della eventuale introduzione dell’autonomia differenziata in sanità, applicando la valutazione a tre contesti: le regioni/province autonome o a statuto speciale versus tutte le altre, le regioni in piano di rientro vs tutte le altre, le regioni che hanno già avanzato domanda di autonomia vs tutte le altre. Bilanciando miglioramenti e peggioramenti avvenuti nel periodo 2017-2022 solo le regioni in piano di rientro fanno registrare un indice che segnala un andamento migliore rispetto alle altre.

Il progetto del CREA ha valutato anche la soddisfazione dei cittadini rispetto al proprio servizio sanitario regionale, cittadini che hanno promosso il Trentino-Alto Adige (punteggio di 8,1 in una scala da 0 a 10) e bocciato le regioni del Mezzogiorno, in particolare Puglia e Basilicata (ultime a 5,8 punti).

Infine il lavoro del CREA ha misurato con l’indice QALY la qualità della vita correlata alla salute arrivando alla conclusione che non c’è correlazione tra qualità della vita e performance del servizio sanitario, fenomeno che viene spiegato dal fatto che sulla qualità della vita intervengono anche fattori culturali, educativi, ambientali, nonché le diverse aspettative che hanno i cittadini.

Come sempre succede, ogni metodologia (e i conseguenti risultati) può essere discussa, approvata o criticata, ma il modo sicuro di buttare via l’acqua sporca insieme al bambino che c’è dentro è quello di utilizzare i risultati o per coniare medaglie (in realtà: patacche) da mostrare ad ogni piè sospinto quando la valutazione è favorevole o, viceversa, per sostenere che la metodologia non è adeguata: uno sport purtroppo molto diffuso tra i politici nostrani. Attendo di essere smentito.


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