Trump vestito da papa, fake news su Parolin e Tagle: si cerca di condizionare il conclave. Due tendenze fra i cardinali
La disinformazione cerca di condizionare il conclave. Ed ecco che allora escono notizie false sulla salute del Segretario di Stato Pietro Parolin, un video sul cardinale filippino Luis Tagle o anche la foto di Trump vestito da papa. Un tentativo da parte di certi ambienti di indirizzare il voto dei cardinali, dimenticando che la scelta del papa non risponde certo principalmente a criteri politici.
Tra i cardinali, in realtà, dice Javier Martinez-Brocal, vaticanista di ABC e della tv spagnola La Sexta, non c’è una netta distinzione fra chi è pro Francesco e chi è contro; la differenza è tra chi vuole stabilizzare la situazione come si è sviluppata nel suo pontificato e chi, invece, a partire dall’opera di Bergoglio, pensa di andare oltre continuando sulla strada dell’innovazione. Nessuno, però, ne rifiuta l’eredità. Il nome del nuovo papa, comunque, ancora non c’è e sarà difficile individuarlo a breve. Lunedì, intanto, ci sarà una doppia congregazione per i cardinali.
Il malore attribuito a Parolin fa il paio con la notizia diffusa a suo tempo sul cardinal Bergoglio che aveva un polmone solo. Nessuna delle due è vera, ma sono state usate per screditare dei candidati. Da dove nascono queste fake news?
In queste ultime ore mi ha colpito la foto di Trump vestito da papa, circolata anche sui social della Casa Bianca. Dopo aver minacciato di invadere la Groenlandia e messo a soqquadro il mondo con i dazi, ha partecipato al funerale di Francesco e ha visto il potere che può avere un papa, tanto che, sull’aereo di ritorno negli USA, si è proposto come primo candidato. Credo sia verosimile che, da parte degli Stati Uniti, ci siano manovre per condizionare in qualche modo il futuro pontefice.
Un fatto che ha a che fare con la fake news su Parolin?
Lo collegherei ad altri due episodi: il primo è il filmato in cui il cardinale filippino Luis Tagle viene ripreso mentre canta Imagine di John Lennon, un video che lo ridicolizza, anche se non c’è la strofa della canzone in cui si immagina un mondo senza religioni. Il secondo riguarda il malore che è stato attribuito a Parolin e che non corrisponde a verità.
Qual è il collegamento?
Sono notizie rilanciate da settori molto critici con Papa Francesco e ideologicamente, anche se non istituzionalmente, vicini al presidente americano. La foto di Trump, la fake news su Parolin e il video su Tagle li metterei nella stessa sacca. Quello che hanno in comune, secondo me, è la Cina.
Cosa c’entra la Cina con tutto questo?
A Trump non piace che Parolin abbia migliorato i rapporti con la Cina. Tagle, da parte sua, ha una nonna cinese e, al presidente americano, nella sua mentalità imperialista, non conviene che la Santa Sede normalizzi i rapporti con Pechino. Intendiamoci, in passato anche il re di Spagna ha cercato di evitare che fossero presi in considerazione cardinali che erano contro i suoi interessi. Anche Macron ha fatto capire che, come papa, gli sarebbe piaciuto il cardinale francese Aveline. Questa uscita, tuttavia, l’ho vista più come l’auspicio che il prossimo pontefice sia francese. Come se Mattarella si augurasse un papa italiano.
Ma questa opera di disinformazione può influire in qualche modo sul conclave?
Il conclave è congegnato e organizzato in modo tale che i cardinali non si facciano influenzare. Non credo, naturalmente, che Trump abbia dato ordine di agire in questo modo, anche se, a dire la verità, mi stupisce un po’ che Musk non sia ancora intervenuto. In questi giorni mi ha sorpreso che un’organizzazione americana che si occupa dei minori vittime di abusi abbia fatto i nomi di Parolin e Tagle: il primo perché non avrebbe trasmesso tutto il materiale sul caso McCarrick, il secondo perché non avrebbe fatto abbastanza su questo versante. Mi è sembrato strano che si occupassero solo di loro, senza che vi fossero argomenti così stringenti a loro carico. Io, sinceramente, non consideravo Tagle tra i candidati più probabili: se lo attaccano così, forse hanno notizie che io non ho e che fanno pensare che abbia buone possibilità di essere eletto.
Al di là di questi condizionamenti, nelle congregazioni dei cardinali che clima si respira in questi giorni?
Non c’è affatto un clima di battaglia. Anzi, i cardinali con cui parlo sono sorpresi che la situazione venga presentata in questo modo. Evidentemente hanno opinioni diverse, ma il conclave non si può leggere solo in chiave politica. Se si dimentica la visione trascendente dell’esistenza, non ci si accorge che, in realtà, si muovono sulla base di altri criteri.
Ma si possono individuare almeno delle linee di tendenza fra i cardinali?
Credo che non ci siano conservatori e progressisti, ma stabilizzatori, cioè coloro che vogliono consolidare quello che è stato fatto da Francesco, e innovatori, i quali, pur facendo riferimento al pontificato di Bergoglio, vogliono andare oltre. Vogliono, appunto, innovare di più. Ma queste due tendenze non sono né contrarie né ostili tra di loro. Penso che tutti puntino alla continuità, a un papa credibile, vicino alla gente. Questo è quello che percepisco. Presentare i cardinali come pro e contro Francesco è una manovra di distrazione.
I cardinali di lingua spagnola che ruolo possono avere nel conclave? Di che istanze sono portatrici le loro Chiese?
Tra i nomi nuovi che stanno uscendo c’è quello di Francis Prevost, che è stato cardinale di Chicago e che, indirettamente, potrebbe anche essere considerato latinoamericano. Il suo è un profilo perfetto: ha governato un’istituzione della Chiesa come gli Agostiniani, e la figura di Agostino è interessantissima e pertinentissima per questo momento della Chiesa. È un americano, nato ed educato a Chicago; la sua famiglia ha origini spagnole e francesi ed è stato missionario in Perù. Penso che Parolin sia molto bravo, ma Prevost potrebbe essere la soluzione giusta.
Tra gli spagnoli si è fatto il nome di Ángel Fernández Artime. Anche questo è un nome cui prestare attenzione?
Ieri ha tenuto la sua omelia nei novendiali. È uno dei profili più interessanti per fare il papa: ha un’esperienza di governo in cui è stato messo alla prova da problemi di difficile soluzione, ed è vicino alle persone. Come salesiano, ha il carisma di aiutare i giovani e questa è una delle priorità della Chiesa oggi.
I cardinali sudamericani, invece, che ruolo giocano?
Tra i sudamericani c’è il “mistero” di quelli brasiliani, che sono molto silenziosi. Poi c’è il cardinale di Città del Messico, Carlos Aguiar, che è una persona buona, di governo. Tra di loro ci sono persone che meritano la candidatura, ma sembra che nessuno si aspetti un papa latinoamericano.
(Paolo Rossetti)
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