Abbiamo visto come la comunicazione inevitabilmente sia cambiata in questi due anni che hanno stravolto molti aspetti della nostra vita, compreso quello lavorativo. Naturalmente, i fondamenti e i principi della comunicazione classica rimangono ancora oggi. Le regole della comunicazione, così semplici in apparenza eppure così complesse nella pratica, non hanno subito mutamenti.
Ancora oggi non esiste il comportamento della non comunicazione, nessuno di noi può smettere di comunicare. Possiamo smettere di parlare, ma continuiamo a trasmettere messaggi in molti modi, con il linguaggio del corpo e anche se stiamo immobili, stiamo comunque trasferendo delle informazioni di chiusura, imbarazzo o di distanza. La presa di coscienza del fatto che si comunica in ogni istante della nostra vita credo porti con sé il desiderio di volerlo fare in modo consapevole, trasmettendo nel modo più preciso possibile ciò che si vuole trasferire, senza lasciare il “timone” al caso.
Comunicare etimologicamente significa mettere in comune, condividere con qualcuno qualcosa: un messaggio, un’idea, un bene e qualsiasi cosa possiamo pensare o verbalizzare. Naturalmente per attuare questo trasferimento abbiamo bisogno di uno o più interlocutori. Siamo costretti, dunque, a entrare in relazione con qualcun altro e per farlo dobbiamo percepire e accogliere l’altro. La comunicazione, infatti, necessita di due dimensioni fondamentali per esistere: il contenuto, solitamente principale occupazione di chi deve comunicare, e la relazione, che di norma invece viene data per scontata o dimenticata.
Eppure, non c’è comunicazione se non c’è relazione: non possiamo trasferire informazioni se non esiste anche solo un minimo di relazione. Sicuramente conosciamo la sensazione di capire “al volo” qualcuno solo con uno sguardo; di solito accade con amici, parenti o partner. Conosciamo probabilmente anche quella spiacevole situazione in cui proviamo a comunicare qualcosa a qualcuno per ore senza una reciproca comprensione. Solitamente questo accade proprio per una relazione non funzionale fra i due interlocutori.
Per relazione si intende creare un ponte con un’altra persona. Non si tratta di un legame forte o intimo. Entriamo in relazione con il commesso in un negozio, con l’edicolante per comprare un giornale, con un cliente o con un fornitore. Tanto più si riesce a creare una relazione funzionale, tanto più sarà la capacità di trasferire informazioni e ottenere uno scambio proficuo tra interlocutori. Un esempio tipico è il rapporto che si crea tra l’avventore fidelizzato di un bar e il suo barista. Si crea una relazione che porta l’avventore a sentirsi maggiormente a proprio agio in quel bar e con quel barista, dal quale ci si sente trattati in modo particolare e personale.
A sua volta, per il barista quella relazione fidelizza il cliente, che diviene una certezza per il bar e un piacevole incontro quotidiano. Al contrario una comunicazione sgarbata, frettolosa o arrogante può far perdere in pochi secondi un cliente (sia esso interno o esterno). Le organizzazioni sono molto attente alla soddisfazione dei clienti e alla reputazione del proprio brand, proprio perché ne determinano la propria sopravvivenza. Probabilmente non viene destinata la stessa attenzione e la stessa energia per le comunicazioni interne alle aziende, sia nella scelta degli strumenti ma soprattutto nella modalità con cui vengono effettuate. Se inoltre pensiamo che oggi la maggior parte delle comunicazioni nelle aziende avviene in forma scritta o con strumenti virtuali a distanza che complicano l’aspetto relazionale, il quadro che ci si pone davanti è di una difficoltà di interagire in modo efficace all’interno dei team nelle aziende. Non è un caso che uno dei temi formativi più caldi oggi nelle organizzazioni sia proprio la comunicazione smart, ovvero come muoversi tra i diversi strumenti per riuscire a essere efficace nel trasferire quel patrimonio aziendale che sono le informazioni.
Nelle organizzazioni il termine comunicazione assume un significato molto ampio, che comincia con il trasferimento di dati operativi e prosegue lungo procedure, processi e scambio di informazioni strategiche e vision aziendale, toccando anche un’altra tematica molto in voga negli ultimi anni che è l’empatia, ovvero la capacità di comprendere lo stato emotivo delle persone con cui si lavora. Diviene ancora più necessario prendere consapevolezza delle dinamiche che concorrono a una corretta Comunicazione e dell’importanza della Relazione nelle attività lavorative quotidiane, per facilitare e rendere più funzionale la collaborazione, in presenza e a distanza.
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