Mentre giunge notizia da Bruxelles di un intervento molto duro da parte del premier Giuseppe Conte prima della sospensione dei lavori del Consiglio europeo, è giallo sulla «proposta alternativa» dell’Italia. Ne aveva parlato ieri il presidente del Consiglio al termine della prima giornata di lavori, spiegando che quella di Charles Michel «è una proposta non spendibile». In cosa consiste questa proposta non è perfettamente chiaro, anche perché la complicata trattativa tra i leader europei per la gestione del pacchetto di aiuti stanziati per l’emergenza coronavirus e sul prossimo bilancio Ue non è cominciata dall’analisi di tale proposta. Stando a quanto riportato da Open, fonti diplomatiche nella notte hanno fatto sapere che poi nessuna proposta è stata avanzata. Che cosa è successo? Perché Conte ha fatto retromarcia? Il premier aveva dichiarato che la sua proposta era volta a coinvolgere il Consiglio nel rispetto delle prerogative della Commissione, «a cui in base alle previsioni comunitarie spetta la prerogativa sull’attuazione del bilancio».
CONTE E IL “GIALLO” DELLA PROPOSTA ALTERNATIVA DELL’ITALIA
Il premier Giuseppe Conte ha spiegato nella tarda serata di ieri che non si può transigere su questo, in quanto «è una funzione che i trattati attribuiscono alla Commissione». Il presidente del Consiglio ha quindi spiegato che la proposta alternativa italiana «comunque consentiva al Consiglio di elaborare da parte della commissione una maggiore attenzione. Nulla di più». Finito il vertice, Conte ha incontrato per un’ora la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron al bar dell’hotel di Bruxelles che li ospita. È durante questo incontro che le “carte” sono state “mischiate”? Restano dunque le indiscrezioni. Secondo quanto riportato da Politico, l’Italia suggeriva di affidare alla Commissione Ue l’approvazione dei pagamenti e il compito di informare gli Stati membri. Quello non d’accordo con la decisione della Commissione, avrebbe avuto la facoltà di richiedere una riunione del Consiglio europeo entro tre giorni, mentre la Commissione avrebbe avuto una settimana di tempo per rivedere la sua decisione o fornire ulteriori elementi tenendo conto delle indicazioni del Consiglio.