Sars-CoV-2 ha riportato delle mutazioni nel corso della sua diffusione, alcune delle quali potrebbero aver inciso sulla sua virulenza. Da uno studio realizzato da alcuni ricercatori dell’Università di Zhejiang, in Cina, è emerso che non solo il virus che provoca il Covid-19 ha una propensione alla mutazione, ma diventa anche più pericoloso in alcuni ceppi. Alcune sue “versioni”, in particolare quelle che circolano in Europa, risultano essere 270 volte più aggressive di altre. Forse abbiamo sottovalutato la capacità di mutazione del nuovo coronavirus e i rischi conseguenti. È vero che nella maggior parte dei casi le mutazioni sono minime, quindi non comportano cambiamenti nella biologia o nelle funzioni del virus. Ma questo non è il caso di Sars-CoV-2 secondo i ricercatori. «Ha prodotto delle mutazioni in grado di alterare in maniera sostanziale la sua patogenicità», hanno scritto gli scienziati nello studio che è stato pubblicato su medRxiv. Inoltre, hanno posto l’attenzione su alcuni ceppi di coronavirus che risultano decisamente più virulenti di alti.
CORONAVIRUS, MUTAZIONI LO RENDONO PIÙ AGGRESSIVO?
I ricercatori hanno isolato 11 ceppi di coronavirus dai pazienti della loro provincia di Zhejiang. E hanno identificato 33 mutazioni del genoma, 19 delle quali sono ancora sconosciute. Alcune di queste mutazioni riguardano la codifica della struttura delle proteine che il virus usa per entrare nelle cellule. Per capire l’effetto di queste mutazioni, i ricercatori hanno infettato le cellule con diverse varianti del virus, scoprendo che alcuni ceppi producono una carica virale superiore di 270 volte e uccidono più velocemente le cellule. Ma i ricercatori hanno tracciato diversi ceppi che circolano nel mondo: quelli che circolano in Europa e a New York sono i più virulenti. Gli scienziati hanno a lungo sospettato che la disparità di mortalità tra i vari paesi sia legata proprio alle mutazioni del virus, ora questo studio sembra confermare ciò. Tuttavia, è difficile stabilire gli effetti di una mutazione sulla pericolosità del virus, perché il decorso del Covid-19 dipende anche da altri fattori, come età paziente e eventuali altre patologie pregresse. Il problema però è anche in relazione allo sviluppo di un vaccino. Per ora non ha subito mutazioni tali da modificare la sua biologia intrinseca, ma è uno scenario che non può essere escluso, motivo per il quale continua la caccia al vaccino.