La Corte di giustizia Ue, pronunciandosi sul ricorso presentato da due cittadine musulmane nei confronti dei loro datori di lavoro per il loro abbigliamento, ha emesso un verdetto a suo modo storico: è possibile vietare l’utilizzo del velo sul luogo di lavoro “per l’esigenza del datore di presentarsi in modo neutrale nei confronti dei clienti o di prevenire conflitti sociali. Nel riconciliare i diritti e gli interessi in gioco, i tribunali nazionali possono tenere conto del contesto specifico dei loro Stati membri e, in particolare, di garanzie nazionali più favorevoli della protezione della libertà religiosa”.
Nei due casi esaminati, una delle due donne è stata temporaneamente sospesa, in due circostanze, dalle sue funzioni, con annesso monito, mentre l’altra, sempre a fronte del rifiuto di rimuovere il velo sul posto di lavoro, inizialmente è stata assegnata a un altro posto che le consentiva di indossarlo, poi, dopo essere stata mandata a casa, il datore di lavoro le ha chiesto di presentarsi priva di segni vistosi e di grandi dimensioni che esprimessero qualsiasi convinzione religiosa, politica o filosofica.
CORTE UE: “SÌ AL VELO VIETATO SUL LUOGO DI LAVORO”
La Corte Ue, nella sua sentenza, ha puntualizzato inoltre che il fatto di indossare segni o indumenti per manifestare la religione o le convinzioni personali “rientra nella libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. Tuttavia, “la norma interna di un’azienda, che vieta ai dipendenti di portare sul luogo di lavoro qualsiasi segno visibile di convinzioni politiche, filosofiche o religiose, non costituisce una discriminazione diretta fondata sulla religione o sulle convinzioni personali nei confronti dei lavoratori che osservano determinati codici di abbigliamento, purché tale norma sia applicata in modo generale e senza distinzioni”.
Una questione destinata a fare parlare di sé e che, comunque, ha contribuito alla scrittura di un’importante pagina di storia nella civiltà moderna. Come ricordano i colleghi de “Il Dubbio”, in una sentenza del 2017 il tribunale europeo di Lussemburgo aveva stabilito che i datori di lavoro possono proibire ai dipendenti di indossare hijab e altri evidenti simboli religiosi in determinate circostanze.