Covid, dopo guarigione pazienti rischiano depressione/ Studio: ansia, stress e fatica

- Davide Giancristofaro Alberti

Secondo un importante studio sul covid realizzato dall'università di Padova, i pazienti affetti da covid potrebbero sviluppare più facilmente di altri forme di depressione

fiaso Terapia intensiva Covid in Italia: Ospedale Maggiore di Bologna (LaPresse, 2022)

C’è un nuovo studio riguardante il covid, e precisamente gli effetti causati dall’infezione da coronavirus. Secondo il lavoro realizzato da un team di ricercatori coordinato dal prof Fabio Sambataro, del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova ‘Altered brain regional homogeneity is associated with depressive symptoms in Covid-19’ pubblicato sulla rivista scientifica ‘Journal of Affective Disorders’, coloro che hanno avuto l’infezione possono essere affetti da depressione in una maniera maggiore rispetto a soggetti sani. Inoltre, mostrano una ridotta connettività funzionale locale nella corteccia temporo-parietale, di conseguenza risultano essere più fragili rispetto ai sani.

E’ quindi evidente, stando a questo autorevole studio, come il covid possa provocare dei sintomi neuropsichiatrici come depressione, ansia, fatica mentale, disturbi del sonno e disturbi associati allo stress. Si tratta di sintomi, come spiega lo studio, che possono essere associati anche a fattori psicosociali come ad esempio la paura di ammalarsi o di infettare gli altri, ma anche cambiamenti nello stile di vita e isolamento sociale.

COVID E DEPRESSIONE, LO STUDIO DEL PROF SAMBATARO: “ABBIAMO INDAGATO…”

“Considerando la portata mondiale di tale patologia, abbiamo deciso di indagare i correlati neurali del Covid-19 e la loro associazione con le manifestazioni neuropsichiatriche riportate dai pazienti – ha commentato il prof Sambataro, prima firma dello studio – grazie alla collaborazione con i reparti di Neuroradiologia, Neurologia, Otorinolaringoiatria e Psichiatria dell’Azienda Ospedale/Università di Padova abbiamo esaminato 79 soggetti guariti da Covid-19 e 17 soggetti sani senza storia di infezione da Sars-Cov2 e di patologie neuropsichiatriche”.

“Tutti i partecipanti allo studio – ha proseguito il ricercatore parlando del covid e della depressione – hanno svolto una risonanza magnetica funzionale, che nel caso dei pazienti con Covid-19 è stata effettuata dopo la negativizzazione del tampone molecolare, ed hanno completato una valutazione neuropsicologica”. Quindi Sambataro ha aggiunto e concluso: “In particolare, abbiamo deciso di indagare le connettività funzionale locale cerebrale a riposo tramite lo studio dell’omogeneità regionale, una tecnica che consente di valutare quanto la correlazione locale del segnale in una regione cerebrale”.





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