Proseguono i lavori della Commissione Covid: l'ex CTS in questi giorni ha ammesso che i suoi colleghi erano più interessati alla televisione
Proseguono serrate la audizioni della Commissione Covid che sta cercando di indagare e capire se la pandemia nel nostro paese sia stata affrontata nel mondo corretto, se si sarebbe potuto fare di più e se qualche decisione sia stata sospinta da interessi differenti da quelli relativi alla tutela della salute pubblica: tra le tante audizioni, recentemente si sono tenute quelle di Andrea Urbani e di Marco Dionisio, figure di spicco nella gestione pandemica.
Il primo, infatti, durante il difficile periodo del Covid era il direttore generale della programmazione del Ministero della Salute, nonché membro del Comitato Tecnico Scientifico che tutti ricorderemo bene; mentre il secondo era tra i dirigenti ministeriali: partendo proprio da quest’ultimo, nella sua audizione – spiega il quotidiano La Verità che sta seguendo l’inchiesta in modo praticamente quotidiano – ha parlato delle disponibilità tecniche in dotazione al sistema sanitario.
Tra una domanda e l’altra, Marco Dionisio ha ammesso – o almeno, l’ha fatto per metà – che quando la pandemia Covid scoppiò c’era un’evidente carenza dei respiratori in dotazione ai dipartimenti sanitari di rianimazione: una carenza che forse – ma ha evitato di dirlo apertamente, lasciando la frase a metà – avrebbe potuto aiutare a ridurre nettamente gli altissimi numeri dei decessi che si registrarono nelle prime fasi pandemiche.
L’ex CTS Andrea Urbani ammette: “Al ministero nessuno era adeguato per gestire la pandemia Covid”
Ancor più interessante, invece, è l’audizione in Commissione Covid di Andrea Urbani che in un primo momento si è concentrata proprio sulla composizione del Comitato Tecnico Scientifico chiamato ad adottare tutte le misure necessarie per contenere la pandemia: parlando in Senato, Urbani ha candidamente ammesso che in quei momenti, molti dei membri sembravano essere più interessati ad apparire in televisione, piuttosto ché tra gli uffici del ministero.
Non solo, perché lo stesso Urbani ha anche spiegato che fin dai primissimi momenti della pandemia Covid era già stato appurato che nei reparti di terapia intensiva c’era un numero eccessivamente basso di posti letto per poter accogliere tutti i pazienti che avrebbero inevitabilmente avuto bisogno di cure; mentre guardando al ministero, ricorda che i decisori politici non erano “per nulla adeguati a gestire un’emergenza“.