I malati Covid vengono sempre più curati con l’uso di antibiotici ma le autorità sanitarie lanciano ora l’allarme dal momento che, a lungo andare, questo potrebbe portare ad aumentare il fenomeno della resistenza agli antibiotici con la diminuzione delle difese dai batteri. Un problema che non è recente e che punta i riflettori soprattutto sull’Italia. L’Oms intanto pone l’accento sulla questione evidenziando come la resistenza agli antibiotici potrebbe rappresentare una delle più grandi minacce per la salute pubblica. Per questo la situazione deve essere costantemente monitorata. A riferirlo nelle passate ore è stato anche Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, il quale nel corso di un convegno al Policlinico Gemelli ha asserito in merito: “Oltre il 90% dei pazienti Covid, di cui abbiamo analizzato le cartelle cliniche, riceve terapia antibiotica empirica. Un fattore da analizzare per quanto riguarda l’antibiotico-resistenza. Durante la pandemia l’attenzione a questo fenomeno, infatti, non è stata prioritaria”.
COVID: TROPPI ANTIBIOTICI A PAZIENTI MALATI
Il problema legato ad un uso eccessivo di antibiotici era già stato esaminato lo scorso luglio dall’Oms. La raccomandazione degli esperti è stata chiara: i medici che curano i pazienti Covid non devono eccedere con l’uso di antibiotici. Filippo Drago, a capo dell’unità operativa di Farmacologia clinica del policlinico di Catania ha spiegato in merito: “Gli antibiotici, soprattutto quelli a largo spettro di azione vanno prescritti solo nei soggetti gravi, cioè quelli che sono in rianimazione. Nelle forme lievi o di media gravità invece non vanno prescritti”. L’uso eccessivo di questi farmaci, infatti, “provoca un aumento notevole delle resistenze ai batteri”. In Italia, tuttavia, gli antibiotici vengono utilizzati troppo spesso in maniera poco razionale. E la colpa sarebbe proprio dei medici che tendono a prescriverli con eccessiva facilità. Il problema si complica se tali farmaci vengono prescritti a pazienti Covid non gravi. “Nel caso il paziente, una volta guarito, col tempo dovesse sviluppare un’altra malattia di origine batterica grave, potrebbe rischiare di non trarre più beneficio dalla terapia antibiotica, proprio perché potrebbe aver sviluppato una resistenza a questi farmaci”, spiega Drago.
Con la pandemia, il fenomeno dell’antibiotico resistenza non è stato cancellato. “Anzi” – spiega Patrizia Laurenti, professoressa di Igiene dell’Università Cattolica di Roma – “dovremo misurare nei prossimi mesi l’impatto di un uso massiccio di antibiotici utilizzati anche per curare questa infezione”. Laurenti spiega che la soluzione sarebbe proprio la prevenzione e lancia un appello: “a non usare antibiotici se non prescritti dal medico, e soprattutto a vaccinarsi contro l’influenza, perché è dimostrato che previene un inappropriato uso degli antibiotici”.