Carlo Galli torna a raccontare il rapimento di Cristina Mazzotti: la prima donna rapita dalla 'Ndrangheta 50 anni fa e tutt'ora senza giustizia
Protagonista della diretta di questa sera della trasmissione Cose Nostre, il rapimento di Cristina Mazzotti è passato alla storia come il primo ai danni di una donna operato dalla ‘Ndrangheta, rimasto – com’è tutt’ora – un vero e proprio mistero perché dopo 50 anni esatti la 18enne non ha ancora ottenuto la giustizia che merita: da poco, però, il caso si è riparto grazie all’impronta di una mano che all’epoca fu ignorata ed è proprio in occasione del 50esimo anniversario che l’allora fidanzatino di Cristina, Carlo Galli, è tornato a parlare del caso su La Stampa.
Qui, infatti, più che del caso in sé – che comunque abbiamo approfondito in quest’altro articolo – vogliamo soffermarci sul doloroso ricordo di Galli che quella notte vide la sua via completamente stravolta: quella – racconta – doveva essere una serata come tantissime altre, organizzata per festeggiare il fatto che lei “era appena stata promossa al liceo”, iniziate con un drink preso in un bar di Erba e che poi li avrebbe dovuti condurre a Como per “prendere un gelato”.
Fu proprio in quel momento che la serata di Cristina Mazzotti, Carlo Galli e dell’amica comune Emanuela Luisari si trasformò in un incubo: la mini di Galli, infatti, fu bloccata da altre due auto e approcciata da “due uomini” che uscirono “da un cespuglio” e che dopo avergli intimato – pistole alla mano – di salire di una delle loro auto, li condussero a “ad Appiano Gentile” dove fecero salire Cristina Mazzotti su “un’altra auto”; raccontando – peraltro – che “sapevano benissimo chi era“.
Carlo Galli: “Rivivere oggi il rapimento di Cristina Mazzotti è una ferita che si riapre dopo tanti anni”
Di quella terribile notte, Carlo Galli ricorda anche che i rapitori sembravano essere palesemente “dei dilettanti” perché dopo aver portato via Cristina Mazzotti “ci legarono male” e il cloroformio che usarono “per stordirci (..) non fece alcun effetto”, permettendo a lui e a Emanuela di scappare e lanciare l’allarme; mentre seppur in un primo momento nessuno pensò “a un sequestro” e gli sviluppi delle ricerche non vennero resi noti né a lui, né all’amica, quando fu trovata morta ricorda che fu “un duro colpo“.
Dopo la morte di Cristina Mazzotti, la vita di Galli cambiò drasticamente perché – racconta al quotidiano torinese – “ho lasciato l’università” e decise di trasferirsi “per una decina d’anni” ai Caraibi in modo da lasciarsi tutto alle spalle; mentre dopo decenni a provare a dimenticare l’accaduto, confessa che “essere chiamato nuovamente a deporre” è stato nuovamente un duro colpo, come se fosse costretto a “riviere tutto dal principio”.