Una recente inchiesta di Adnkronos, che ha interpellato l’esperta Marzia D’Argenio di Security Services Sales Ibm Italia, ha messo in luce come le aziende ospedaliere e le strutture sanitarie siano particolarmente vulnerabili ad attacchi hacker informatici che potrebbero causare danni ingenti a livello economico. Sono ben sette anni che il settore sanitario è il più violato settore industriale a livello informatico. “Fra il 2014 e il 2016 le aziende sanitarie sono balzate al primo posto come realtà prese di mira dai cyber-attacchi – spiega Marzia D’Argenio, “perché il dato sanitario è appetibile, anche a lungo termine. Il furto del numero di una carta di credito si usa una sola volta, perché ormai tutti hanno alert attivi, al limite un’operazione può andare a buon fine, ma poi interviene il blocco. Mentre con i dati sanitari è differente, essere un’altra persona è estremamente prezioso per mettere a punto una serie di attività illecite.”
“FONDAMENTALE LA GESTIONE CORRETTA DELLE UTENZE”
Ma come possono tutelarsi le aziende in Italia? Il problema preponderante, spiega la D’Argenio, “è la scarsa consapevolezza del rischio: il grosso degli attacchi deriva dalla negligenza non tanto per dolo, quanto per una insufficiente conoscenza del problema. L’uso sempre più frequente di dispositivi mobili anche fra i medici e gli operatori sanitari, senza un’accurata opera di prevenzione per una corretta gestione, rappresenta un aumento del rischio che non viene percepito. Occorre dunque capire prima di tutto che agire con leggerezza in merito al problema fa rischiare molto, quando basterebbe semplicemente, come punto di partenza, aggiornare i programmi antivirus o utilizzare solo conversazioni criptate per minimizzare i danno da attacco alla cybersecurity. Se le strutture si dotassero di opportuni sistemi per la gestione corretta delle utenze si potrebbero davvero limitare molti danni.”