Si celebra oggi, 21 settembre 2017, la Giornata mondiale dell’Alzheimer, la più comune forma di demenza che colpisce nel mondo circa 40 milioni di persone (sono in Italia sono circa un milione di casi). I numeri sono preoccupanti tali da far diventare questa patologia una vera e propria sfida sanitaria ed una priorità, come definita dal G8, al fine di trovare una cura entro il 2025. La Società Italiana di Neurologia, come riporta l’agenzia di stampa Ansa, ha rivelato alcuni numeri importanti: la maggior parte dei pazienti affetti da Alzheimer sono over 60, anche se oltre gli 80 anni un anziano su 4 ne è affetto. Il numero di persone colpite è destinato a salire vertiginosamente anche per via dell’aumento della durata media della vita, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Nei prossimi 20 anni, non si esclude che il numero di pazienti affetti di Alzheimer possa addirittura raddoppiare rispetto a quello odierno. Ma in cosa consiste questa malattia? Si tratta di un disturbo che intacca il sistema cerebrale per manifestarsi con disturbi di carattere cognitivo, funzionale e comportamentale. Le prime caratteristiche di tale patologie furono identificate e descritte dal neurologo tedesco Alois Alzheimer nel 1907, dal quale la malattia prende il nome. In generale, almeno il 20% dei casi di demenza rientrano nel morbo di Alzheimer.
I SINTOMI
Secondo gli esperti, il peggior periodo per la gestione di un paziente affetto dal morbo di Alzheimer va dalla manifestazione dei primi sintomi ai 10 anni successivi, in cui la malattia tende a progredire velocemente. Quando le cellule cerebrali iniziano a subire un processo degenerativo i primi sintomi che emergono hanno a che fare con deficit della memoria, in modo particolare per quanto concerne fatti recenti. Successivamente si susseguono disagi anche a livello di linguaggio, con perdita di orientamento parziale e temporale oltre alla progressiva perdita di autonomia che porta a definire tale condizione “demenza”. Non mancano problemi psicologici e comportamentali quali depressione, incontinenza emotiva, agitazione e vagabondaggio e proprio questi rendono indispensabile la cura costante del paziente che ovviamente comporta un impegno importante da parte dei parenti dello stesso. Al momento non esiste una cura o la possibilità di poter fare prevenzione e predire così lo sviluppo o meno della malattia, sebbene esistano alcuni test cognitivi atti a identificare le aree deficitarie. Tuttavia, nei casi in cui ci si trovi di fronte a soggetti con difficoltà di ragionamento, linguaggio o capacità di pensiero, occorre non sottovalutare questi segnali ritenuti importanti campanelli di allarme.
CAMPANELLI DI ALLARME
E’ l’Alzheimer’s Association ad aver stilato la lista di 10 segnali o sintomi da non sottovalutare e che potrebbero anticipare il riconoscimento di un paziente affetto dalla malattia. I 10 sintomi sono stati pubblicati online e contenuti in un vero e proprio decalogo. Intanto, il primo fondamentale è rappresentato dalla perdita di memoria che va ad incidere sulla vita quotidiana. Date ed informazioni apprese di recente sono spesso e facilmente dimenticate e richiedono l’ausilio di strumenti o l’affidamento a persone vicine. Difficoltà nel concentrarsi o risolvere problemi di natura matematica, così come nel completare impegni famigliari a casa, al lavoro o nel tempo libero. La confusione con tempi e luoghi è un altro segnale importante da non sottovalutare, accompagnato dalla difficoltà a capire immagini visive e rapporti spaziali. Potrebbero incontrarsi problemi nel parlare o nello scrivere mai comparsi prima o non riuscire a trovare le proprie cose. Anche una ridotta capacità di giudizio implica una certa attenzione così come la necessità di ritirarsi dal lavoro o dalle attività sociali ed i cambiamenti di umore e della personalità.