Antonio Di Pietro, intervistato dalla trasmissione “L’Aria che tira” su La 7, è tornato sulla stagione di Tangentopoli a 25 anni di distanza da quei giorni che hanno sconvolto l’Italia, e ha riportato delle dichiarazioni che fanno capire come la sua visione di quel periodo sia profondamente cambiata nel giro di un quarto di secolo: “Prendiamo atto di una verità sacrosanta, di cui io sono testimone, anzi parte interessata: il consenso sulla paura. Se si cerca il consenso sulla paura, lo si ottiene in una elezione, ma poi si va a casa. Io ne sono testimone: ho fatto politica basandola sulla paura e ne ho pagato le conseguenze. Ho costruito la mia politica sulla paura delle manette, sul concetto che erano tutti criminali, sulla paura che chi non la pensava come me era un delinquente. Oggi però, avviandomi verso la terza età, mi rendo conto che bisogna rispettare anche le idee degli altri.” Dunque il dubbio sorge spontaneo, potendo tornare indietro Antonio Di Pietro avrebbe agito diversamente?
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“LA POLITICA NON SUPERA I PERSONALISMI”
Sicuramente l’ex PM non rinnega quanto fatto e soprattutto non nega la corruzione dilagante che si era trovato a fronteggiare. Secondo Di Pietro però la politica, nonostante tutto il tempo trascorso, non è riuscita a fornire delle risposte ai temi e alle esigenze sollevate, finendo col personalizzare terribilmente i partiti e dare dunque alla gente risposte per forza di cose limitate: “Mi volevano ministro a destra e a sinistra perché portavo qualche bagaglio di voti. Ho fatto l’inchiesta Mani Pulite con cui si è distrutto tutto ciò che era la cosiddetta Prima Repubblica: il male, che era la corruzione e ce n’era tanta, ma anche le idee. E sono nati i partiti personali: i Di Pietro, i Bossi, i Berlusconi. Tutti partiti che hanno il tempo della persona. Io personalmente, prima di rivolgere gli occhi al cielo, vorrei rendermi conto che non basta una persona.” Dunque una linea più morbida sarebbe stata possibile, anche se secondo Di Pietro la politica italiana non ha sfruttato la grande opportunità di cambiamento.
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