Scoppia lo scandalo molestie nella Confcommercio ed è subito terremoto ai vertici. Il direttore generale è stato licenziato, tre vicepresidenti hanno scritto una lettera al presidente invitandolo alle dimissioni, ma lui resiste. La storia è lunga e complicata, fatta di minacce, querele, accuse, sospetti e investigatori privati. Il protagonista di questa vicenda è Carlo Sangalli, presidente dell’associazione di categoria. Sullo sfondo i rapporti con una ex segretaria. Il 7 giugno scorso, dopo l’assemblea generale di Confcommercio a Roma, Sangalli riceve una lettera riservata. Porta la firma di tre dei sette vicepresidenti – Maria Luisa Coppa, Renato Borghi e Paolo Uggé – che lo invitano a rassegnare subito le dimissioni. Come riportato dal Corriere della Sera, che ha ricostruito la vicenda, lo accusano di non poter restare più in carica, facendo riferimento a «ragioni-etico-morali» che lo renderebbero «totalmente incompatibile» con il suo ruolo. Non si parla esplicitamente di molestie, ma si fa riferimento allo scandalo che ha travolto produttori e registi che stavano riempiendo le pagine di giornali.
CONFCOMMERCIO, CARLO SANGALLI ACCUSATO DI MOLESTIE
L’iniziativa contro il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli è stata presa dai tre vicepresidenti per tutelare la Confederazione. «Non vogliamo assumere un atteggiamento omertoso», scrivono nella lettera. Nessuno dei firmatari della lettera ha voluto rilasciare dichiarazioni al Corriere della Sera, secondo cui Sangalli non ha reagito subito. Dopo 12 giorni scrive di non avere idea di cosa si stesse parlando, chiede spiegazioni e riferisce di non avere alcun motivo per dimettersi, arrivando ad accusare i vice di fare una «campagna denigratoria». Ora invece, scrive il quotidiano, dichiara di aver affrontato subito due dei tre vicepresidenti che avevano firmato la lettera, e di averlo fatto di persona. Inoltre, dice di aver incaricato un penalista e che a gennaio si era rivolto pure ad un investigatore privato. Quindi respinge le accuse: «Escludo categoricamente di aver mai molestato chicchessia, né nel 2011 né mai! Non ho mai mancato di rispetto a nessuno dei miei collaboratori, anzi tutt’altro».
TRE VICE CHIEDONO LE DIMISSIONI, LUI REPLICA CON LE DENUNCE
Il presunto scandalo molestie riguarda i rapporti tra il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli e la sua ex segretaria. In primavera i tre vicepresidenti sono venuti a sapere di un atto firmato a gennaio, davanti ad un notaio di Roma, con cui Sangalli aveva donato alla donna 216 mila euro senza specificare la motivazione. La signora, contattata dal Corriere della Sera, ha preferito non commentare. Al notaio era seduto come testimone Francesco Rivolta, allora direttore generale. Sangalli spiega di aver «pagato perché costretto da una vera e propria violenza psicologica», caratterizzata da pressioni, lettere anonime e richieste di dimissioni. Quindi ritine di averlo fatto per salvaguardare «la Confederazione e la serenità della mia famiglia». Eppure non scelse di non denunciare. Il 5 ottobre scorso arriva il licenziamento in tronco di Francesco Rivolta, giustificato nell’ambito di una ristrutturazione organizzativa. Il 29 Rivolta replica a Sangalli accusandolo di aver violato lo statuto per licenziarlo e annunciando che ricorrerà alle vie legali. Un mese fa Sangalli ha presentato querela «per diffamazione aggravata ed estorsione» e lo ha fatto «contro Rivolta e tutti coloro che la magistratura riterrà responsabili». Per lui è significativo il fatto che la stessa ex segretaria nel 2012 sia andata a lavorare nell’ufficio di Francesco Rivolta.