Badante uccisa a Pavia e gettata nel Po/ Ultime notizie, ex amante arrestato a Lodi: “Fu una esecuzione”
Badante uccisa a Pavia e gettata nel Po: ultime notizie, ex amante arrestato a Lodi. “Fu una esecuzione”, ha dichiarato il procuratore capo Domenico Chiaro. Gli aggiornamenti sul caso

Per gli inquirenti era chiaro da ormai quasi un anno che Franco Vignati fosse l’omicida di Kruja Ladvije, badante albanese 40enne e madre di due figli scomparsa e poi ritrovata cadavere l’8 giugno 2016. L’arresto però è arrivato dopo una trafila giudiziaria di dieci mesi che si è chiusa giovedì con il rigetto da parte della Cassazione del ricorso presentato dal legale dell’ex consigliere comunale e assessore di Chignolo Po all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale del Riesame di Milano il 12 ottobre 2017. Poche ore dopo Vignati è finito in carcere a Lodi con l’accusa di omicidio volontario, con l’aggravante della volontarietà e dei futili motivi. L’ha uccisa con un colpo di pistola alla nuca e poi l’ha gettata nel Po. “Ci siamo trovati di fronte a un quadro estremamente complesso e a un uomo ‘sfuggente’, capace di cambiare versione più volte e di manipolare la realtà a proprio piacimento”, ha dichiarato il procuratore capo di Lodi, Domenico Chiaro, come riportato dal Corriere della Sera.
BADANTE UCCISA E GETTATA NEL PO: IN CARCERE L’EX AMANTE
Per gli inquirenti la morte di Kruja Ladvije, badante albanese 40enne e madre di due figli, è un caso di femminicidio volontario e premeditato. Franco Vignati era stato lasciato dalla donna, con cui conviveva a Miradolo Terme, sei giorni prima dell’omicidio. L’ex consigliere e assessore non si rassegnava alla fine della relazione, che durava da un anno e mezzo, e dal fatto di non avere più una casa, visto che si stava separando dalla moglie. Secondo la ricostruzione dell’omicidio, riportata dal Corriere della Sera, avrebbe convocato la sua amante a San Colombano al Lambro con la scusa di proporle un nuovo lavoro grazie ad un amico imprenditore, poi si sono recati a Orio Litta, dove hanno bevuto un caffè, quindi si sono appartati vicino alla sponda del fiume. Non c’è stata alcuna lite o colluttazione: Vignati avrebbe estratto dalla tasca una pistola calibro 7,62 che deteneva regolarmente in casa dell’ex moglie e che aveva ritirato quattro giorni prima (per questo è accusato di premeditazione), e mentre lei gli voltava le spalle le avrebbe sparato un unico colpo alla nuca. Dopo l’esecuzione l’ha trascinata fino al Po e l’ha gettata nel fiume, dove è stata ritrovata nove giorni dopo.
Il cadavere è stato trovato in stato di decomposizione, ma “il foro di entrata e di uscita del proiettile erano ancora abbastanza definiti da far ritenere il colpo compatibile con l’arma detenuta dal presunto omicida”, che intanto l’aveva riportata a casa dell’ex moglie. I movimenti dei due amanti erano stati confermati comunque dalle celle dei due telefoni cellulari, inoltre Vignati era l’unico a non avere un alibi solido tra le persone sentire, peraltro più volte modificato. L’ex assessore non ha mai confessato l’omicidio: sarà interrogato a Lodi a inizio settimana. Per il procuratore Domenico Chiaro fu “una vera e propria esecuzione”.
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