Dal processo bis sul caso della morte di Stefano Cucchi e che vede imputati cinque carabinieri accusati del pestaggio al giovane geometra romano sono emerse oggi ulteriori importanti novità. Davanti ai giudici della Corte d’Assise, nell’udienza di oggi sono stati ascoltati due testimoni che con le loro dichiarazioni hanno contribuito a confermare l’ipotesi dei presunti depistaggi dietro l’intera vicenda. La prima importante testimonianza arriva dal maggiore Pantaleone Grimaldi, il quale avrebbe confermato quanto ampiamente sostenuto dall’accusa. A sua detta il nome di Cucchi fu letteralmente ‘sbianchettato’ dal registro del fotosegnalamento che si trova nella caserma dove il ragazzo fu portato nell’ottobre 2009, quando fu arrestato per droga, e sostituito con il nome di un altro detenuto. “Capii subito che eravamo di fronte a una irregolarità, peraltro sanzionabile anche con un provvedimento disciplinare, quando scoprimmo sul registro del fotosegnalamento che il nome di Stefano Cucchi era stato “sbianchettato” e sostituito con quello dell’arrestato successivo”, ha confermato in aula Grimaldi. Per tale ragione, chiese al comandante Testarmata di acquisire i documenti su quella vicenda che erano conservati in un armadio chiuso a chiave e di provvedere al suo sequestro. Per Grimaldi quella cancellazione appariva fortemente sospetta ma Testarmata replicò che avrebbe dovuto rispettare l’ordine superiore secondo cui si sarebbe dovuto limitare a fare una copia conforme senza perdere l’originale.
STEFANO CUCCHI, TESTE “VOLTO TUMEFATTO”
Nell’ambito della medesima udienza di oggi, a prendere la parola in Corte d’Assise nel corso del processo sulla morte di Stefano Cucchi è stato anche l’agente di polizia Penitenziaria Massimiliano Di Carlo che ha parlato del volto tumefatto del ragazzo prima dell’udienza di convalida del fermo. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Ansa, Stefano Cucchi, a detta di Di Carlo, “aveva il volto tumefatto con macchie marrone scuro sul viso”. L’agente ha riferito in aula di aver visto dallo spioncino della cella nelle camere di sicurezza del tribunale di Roma l’immagine di Cucchi. Il teste non è mai stato sentito prima nei precedenti processi sulla morte del geometra e le sue dichiarazioni risultano solo agli atti dell’indagine interna del Dap. Il prossimo 27 febbraio si svolgerà la nuova udienza del processo bis durante la quale sarà citato anche il generale Vittorio Tomasone, all’epoca dei fatti comandante provinciale dei carabinieri di Roma. Fu lui, secondo alcuni testimoni, a ordinare verifiche interne su quanto accaduto in caserma nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009, quando venne arrestato Stefano Cucchi.