Nuova udienza del processo in Corte d’Assise a Roma per la morte di Stefano Cucchi, giovane geometra romano e che vede sedere sul banco degli imputati cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale. A prendere oggi la parola davanti ai giudici, come riferisce Askanews, è stato Carlo Masciocchi, luminare di radiologia, il quale ha illustrato i risultati degli accertamenti e degli esami clinici eseguiti proprio su Cucchi. A detta dell’esperto, “le fratture riscontrate sembrano essere assolutamente contestuali e possono essere definite, in modo temporale, come ‘recenti’”. Per recenti intende comprese in una finestra temporale “che, dal momento del trauma all’esecuzione dell’indagine radiologica o di diagnostica per immagini, è compresa entro 7-15 giorni”. I segni di cui parla il professore farebbero riferimento alle vertebre S4 e L3. Secondo quanto riferito dal pm Giovanni Musarò, i risultati illustrati dal professor Masciocchi sarebbe il medesimo emerso dopo il primo ricovero di Stefano Cucchi all’ospedale Fatebenefratelli.
PROCESSO STEFANO CUCCHI: PAROLE DEL RADIOLOGO
Le parole del radiologo rese oggi in aula nell’ambito del processo per la morte di Stefano Cucchi sarebbero in contrasto con quanto emerso nel primo promesso. In quell’occasione era emerso che nella zona lombare non vi erano fratture recenti ma solo un’ernia e gli esiti di una frattura risalente al 2003. Nella zona sacrale, invece, era stata segnalata una frattura recente. Il fatto che non fosse stata vista una frattura recente anche nella zona lombare, secondo il radiologo sarebbe motivata con “la forte sensazione che sia stato esaminato un tratto di colonna che include solo metà soma di L3 fino alla limitante somatica superiore di L5. In altri termini penso che sia stato tagliato il soma di L3”. Per Masciocchi quelle lesioni in L3 e S4 sarebbero il frutto di una “sederata” o di un calcio dato da un soggetto piegato in avanti. Sempre nell’ambito del processo si è parlato oggi anche delle annotazioni di servizio “sostituite”. Come spiega l’agenzia di stampa Ansa, sul banco degli imputati anche il maresciallo dei carabinieri Davide Antonio Speranza, lo stesso che avrebbe firmato due annotazioni di servizio che contengono l’indicazione delle condizioni di Cucchi la notte del suo arresto. In aula ha dichiarato che la prima annotazione del 16 ottobre 2009 in realtà fu “redatta dopo la morte di Cucchi, mentre la datai qualche giorno prima perché pensai si trattasse di un atto che avrei dovuto redigere alla fine del servizio”; la seconda datata 27 ottobre 2009 fu invece “dettata dal maresciallo Mandolini”, imputato per calunnia e falso.