Ritornando da Panama, su sollecitazione di una delle giornaliste che viaggiavano con il Papa e che ha chiesto come fosse possibile conciliare misericordia e severità nel giudizio sull’aborto, Papa Francesco ha sottolineato come il perdono della Chiesa non sia mai mancato a chi ne ha fatto richiesta. La vera difficoltà sta nell’ottenere il perdono del bambino non nato. Un aborto crea un lutto profondo che richiede a ogni donna un lungo iter di rielaborazione: non è facile riconciliarsi con chi, pur non essendoci più, continua a vivere dentro di noi, nei nostri sogni e nella nostra immaginazione; interpella continuamente la nostra coscienza, chiedendoci perché, perché proprio io. Quanto più grande è il bambino che muore nell’aborto, tanto più lungo è il tempo intercorso nella relazione che si è stabilita tra lui e la mamma; più profondo il dialogo emotivo, intercorso fra di loro, fatto di attese e di dubbi.
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Qualche giorno fa il governatore democratico dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha firmato una legge presentata 13 anni fa, e finora mai approvata, che depenalizzava l’aborto e permette alle donne di abortire anche oltre la 24esima settimana. Si tratta del “Reproductive Health Act”. Fino a qualche giorno fa la donna poteva ricorrere all’interruzione solo nel caso in cui la gravidanza mettesse seriamente in pericolo la sua vita. In tutti gli altri casi era considerato omicidio.
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Oggi, spiega la Bbc, uno dei punti che rende la questione così delicata è che l’agenzia governativa Cdc (Central for Disease Control and Prevention) afferma che la salute mentale è una parte importante della salute generale. La nuova legge prevede che siano eliminati dal Codice penale tutti i riferimenti all’aborto, e specifica che tutti i professionisti sanitari come infermieri e ostetrici, non solo i medici, possano eseguire la procedura. L’aborto passa, dunque, sotto la tutela del Codice sanitario e non più sotto quello penale. Inoltre l’articolo 7 recita: “Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l’interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a) dell’articolo 6 e il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto”.
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Fino a quando si può abortire? In generale fino al quinto mese e la tempistica è legata alla sopravvivenza dei bambini. In sostanza, se è sicuramente scorretto parlare di “aborto senza limiti”, è vero che ci sono punti che potrebbero lasciare spazio in futuro a controversie e dubbi interpretativi, così come è vera la totale eliminazione dei riferimenti all’aborto nel Codice penale.
La legge 194 in Italia prevede l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni. E all’articolo 6 prevede invece che “può essere praticata dopo i primi 90 giorni: quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna”.
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Nella legge non si fa mai riferimento all’età gestazionale. Nel 1978, quando fu introdotta la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, la soglia di sopravvivenza dei neonati prematuri era a 24-25 settimane di età gestazionale. Oggi, grazie al miglioramento delle conoscenze mediche e delle tecnologie, questa soglia si è progressivamente abbassata a 22 settimane”. Per questo motivo in Italia l’aborto terapeutico è ammesso fino alla 22esima settimana di gravidanza.
Nel disegno di legge approvato dal Senato di New York il 22 gennaio scorso, dopo diversi anni di resistenza, non si parla né di “madre”, né di “donna”, ma di “individuo”. Il disegno di legge consente di abortire in qualsiasi momento successivo alle 24 settimane di gravidanza, in caso di rischio per la salute della donna. Il concetto di salute è molto esteso e include anche la salute psichica. Le nuove disposizioni eliminano ogni riferimento all’aborto dal Codice penale e stabiliscono che qualsiasi operatore sanitario può praticare gli aborti, non essendo necessario essere medici. Chiunque, in altri termini, potrà effettuare un suicidio assistito o un omicidio del consenziente. E la battaglia per la vita diventa più capillare, tutta al servizio dell’uomo…
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