Le sorelle di Pietro Maso hanno “perdonato” il complice del fratello, che il 17 aprile 1991 uccise i suoi genitori per intascarne l’eredità. Lo riporta il Corriere della Sera, tornando a parlare di uno dei casi più noti di cronaca nera degli anni Novanta. Il 20enne confessò due giorni dopo il duplice omicidio e fu condannato a trent’anni di carcere, ma non agì da solo. Fu infatti aiutato da tre complici per uccidere il padre Antonio e la madre Rosa Tessari. Uno di questi è Giorgio Carbognin, che fu condannato a 26 anni di carcere. L’uomo ha poi cercato di cancellare quella vicenda dalla sua fedina penale, ma per riuscirci serviva il “perdono” di Nadia e Laura Maso, le sorelle appunto di Pietro. La legge prevede la “riabilitazione penale”, ma serve un atto notorio. A Carbognin serviva per non avere problemi di lavoro, soprattuto all’estero, dove intendeva andare. E quindi ha chiesto clemenza e una firma in calce a un documento in cui le due sorelle dovevano dichiarare, in quanto parti offese, di non avere più nulla a pretendere. Nadia e Laura Maso non lo vedevano dal 1992, dai tempi del processo. Le due sorelle non hanno avuto dubbi e hanno dato il via libera.
PIETRO MASO, SORELLE “PERDONANO” COMPLICE FRATELLO
Come riportato dal Corriere della Sera, si sono ritrovati davanti ad un ufficiale dello Stato civile del Comune di San Bonifacio e hanno sottoscritto l’atto. L’avvocato Agostino Rigoli ha rivelato che le sorelle Maso hanno permesso a Carbognin anche di cambiare cognome. «Le mie clienti non hanno mai detto nulla perché sperano che sulla vicenda cali il silenzio, per il rispetto di tutti», ha aggiunto il legale che assiste le donne. «Si faccia la sua vita, quel che potevamo fare noi l’abbiamo fatto. Non vorrei dire altro e mi spiace molto per lui che si pubblichi questa vicenda. Non avrei mai voluto», il commento di Nadia Maso. Con la fede lei e la sorella hanno superato quel dolore tremendo. «Ci ha aiutato a perdonare tutto e con grande naturalezza». Non volevano speculare allora sulla tragedia, non lo fanno ora. Non hanno mai chiesto il risarcimento del danno subito per non rovinare economicamente le famiglie dei ragazzi. Pietro Maso, invece, uscito di galera è ricascato nella droga. «Di lui non sappiamo più nulla, dove sia, cosa faccia. Speriamo ritrovi la serenità».