E’ morto Franco Califano. Er Califfo è spirato all’età di 75 anni, a sole ventiquattro ore di distanza dalla scomparsa di un’altra figura storica della musica italiana, Enzo Jannacci. Due personaggi davvero diversi, quasi agli antipodi Jannacci e Califano, accomunati da un destino che ha reclamato il suo tributo a così poche ore di distanza. In comune, però, tra Jannacci e Califano (che nonostante fosse malato da tempo) non si era allontanato dalle scene, risale infatti solo al 3 marzo scorso il suo ultimo spettacolo. Un playboy, il Califfo, che cantava che tutto il resto è noia, e passava da una donna all’altra, incappando anche in grandi inciampi e conoscendo il carcere. Califano e Jannacci sembrano due facce della stessa medaglia popolare, una milanese – mai da sciuri, se non nell’anima – e una romana, trasteverina, sanguigna. Con una passione completa per le donne, fisica e ideale, contro un femminismo di maniera, cercando di dare una dimensione esperienziale dell’amore, seppure istintiva e non ragionata. Canzone simbolo di Califano, La Mia Libertà, contiene più di tutta la sua poetica la sua istintività, eppure quella delicatezza tutta core e strade che portano il peso di millenni e guidano alla conclusione che – come l’artista – il modo giusto di vivere è alla giornata. “E chi mi vuole prigioniero, non lo sa che non c’è muro che mi stacchi dalla mia liberta”. E oggi, allora convulsamente, ma una volta per sempre, quella libertà Franco Califano l’ha raggiunta. Per sempre.