NEWMAN/ La forza del cuore che sfida le parole e le cose
ALESSANDRO BANFI ci parla dei vari suggerimenti che arrivano dal Meeting di Rimini, come quello proposto dalla mostra Cor ad cor loquitur, sul Cardinal Newman, beatificato lo scorso anno

Che cosa hanno da dire i cattolici nella crisi attuale? Il mondo cambia, siamo ad una svolta epocale, e a volte sembra che gli stessi cattolici, non solo italiani, non abbiano niente da dire. E tuttavia dal Meeting di Rimini arrivano suggerimenti molto interessanti, come quello proposto dalla mostra Cor ad cor loquitur, sul grande Cardinal Newman, beatificato lo scorso anno da Benedetto XVI durante il suo viaggio in Inghilterra. Una delle chiavi più interessanti della Mostra a lui dedicata è infatti il rapporto con la realtà. La fede dona una lucidità, un’intelligenza, per cui anche la più fantasiosa e immaginifica delle menti viene riportata su questo terreno, il terreno della realtà. Come accade allo stesso grande intellettuale inglese. Spiega la Mostra: “L’opposizione tra realtà e irrealtà è una tematica costante nel pensiero e nella vita di Newman; ciò che è vero è ‘reale’, ciò che è falso è ‘irreale’. Proprio perché è un grande pensatore, teologo e polemista, Newman è sempre insofferente nei confronti di coloro che confondono le parole con le cose e della loro maniera irreale di parlare”. Fantastico. Le parole e le cose.
La grande tradizione dell’empirismo inglese (“Fidati dei tuoi sensi”, Trust your senses, recita lo slogan di una recente campagna governativa anti terrorismo) trova qui, nella straordinaria vicenda umana e santa di Newman una declinazione meravigliosa, che incalza la modernità e che valorizza al massimo livello la storia di quella terra. Il borghesismo ottocentesco, con la sua intrinseca finzione, è irriso, messo alla berlina, frutto della grande mistificazione dell’uomo impostata su una teoria astratta e che lo porta lontano dalla realtà. Newman produce una specie di corpo a corpo con la cultura del suo tempo, una lotta di idee e di polemiche, che lo rende un interlocutore per tutti. Da lui attingono i Tolkien, i Chesterton, gli Wilde, in modo chiarissimo. Lui ama e valorizza tutto il meglio della sua tradizione, a cominciare dallo stesso anglicanesimo, con una grande libertà. Allo stesso tempo sua “coscienza”, grande parola chiave del suo pensiero, stimola un giudizio sulla vita culturale, sociale e politica, un giudizio sulla storia.
Senza di esso (che sorge quasi automaticamente, e non è un discorso) la presenza di Cristo nella storia, l’Incarnazione, perderebbe qualcosa dei suoi autentici caratteri.
La lezione di Newman, nella terribile temperie di oggi, ci spinge a leggere in modo diverso la crisi, a ribaltare lo schema globale per cui i cattolici esistono solo sui temi etici e morali (divorzio, aborto, eutanasia…) o perché sono strumentalmente utili nello scontro di civiltà con l’Islam. Ci spinge ad un nuovo corpo a corpo con la realtà.
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