MANOVRA/ Scholz (Cdo): a Tremonti chiediamo di aiutare la crescita

- int. Bernhard Scholz

Il Meeting di Rimini sta volgendo alla conclusione e BERNHARD SCHOLZ, presidente della Compagnia delle Opere ne traccia un bilancio prima dell'incontro con il Ministro Tremonti

bernhard_scholz_R400 Bernhard Scholz (Foto: IMAGOECONOMICA)

«Questo Meeting è stato un successo, perché siamo riusciti a comunicare a noi stessi e al mondo che l’esistenza ha bisogno di una certezza. E questo è un grande contributo anche per affrontare questa crisi, che non ci determina ma è una sfida». Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle opere, oggi alle 11.15 in sala B7 introdurrà l’incontro «Quale destino per l’Europa?» seduto a fianco del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e degli europarlamentari Mario Mauro e Gianni Pittella.
In questa intervista riassume i lavori della settimana e presenta l’incontro. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha aperto la settimana con un sorprendente invito a portare la «certezza» nel mondo. Lei quale Meeting ha visto? «La partecipazione di tanti giovani è un dato sempre più importante, ma soprattutto ho visto un crescente interesse a imparare, confrontarsi e osservare.
C’è una nuova generazione che sa di dover costruire il futuro e ha voglia di farlo. Con la chiara coscienza che per fare questo bisogna imparare e fare fatica. Alla faccia di chi dice che questa generazione è fatta di “mammoni”. Questi ragazzi hanno abbandonato le ideologie e si affacciano al mondo con grande realismo.
E senza perdere il sorriso!». La Cdo quest’anno ha proposto la mostra «Ante gradus» sugli affreschi del Pelegrinaio di Santa Maria della scala di Siena. Perché? «Abbiamo voluto che ci fosse la mostra perché per noi l’arte è in grado di esprimere in un modo molto chiaro il significato insito nell’esperienza. In particolare abbiamo scelto di mostrare l’opera di persone che si sono messe insieme per rispondere a un’infinità di bisogni: ad esempio la carrozzeria Solo Zandonai di Santiago del Cile, una impresa “profit” che impiega ragazzi disagiati usciti dal carcere minorile. Da quando ci sono loro, la carrozzeria lavora meglio di prima, perché il disagio non è un ostacolo ma può diventare una fonte di impegno ulteriore: una grande lezione anche per le altre aziende. Lo stesso discorso vale per la Vito Rimoldi, che lavora con la cooperativa Solidarietà e lavoro, un’altra opera presentata quest’anno».

Che cosa si aspetta dall’incontro di oggi col ministro Tremonti? Cosa gli chiederà? «Vogliamo parlare con il ministro della prospettiva europea nella quale l’Italia deve trovare la sua crescita, perché non siamo di fronte al problema di un solo Paese. Tremonti ha davanti a sé una sfida difficilissima: conciliare crescita e rigore per ridimensionare il debito pubblico. Vogliamo farci spiegare da lui, da Mauro e da Pittella come questo sia possibile nel quadro europeo. Il mio desiderio è che dopo questo incontro ogni partecipante possa andare via con maggiore consapevolezza del problema e maggiore conoscenza dei fattori in gioco. Se poi ci sarà il tempo, ci piacerebbe mostrare al ministro la mostra “Ante gradus” e quella sui 150 anni di sussidiarietà, perché se la sussidiarietà ha fatto l’Italia fino adesso, può essere utile almeno per altri 150 anni…». 
Alla fine di questo Meeting, si scopre più certo? E di cosa? «Sì, ci siamo accorti che abbiamo bisogno di una certezza che non dipenda dalle condizioni in cui viviamo e che anzi ci permetta di affrontarle. Non è un discorso astratto:?penso alle imprese, dove nessuno investe energie o soldi se non è certo. Quindi il tema della certezza ha un’implicazione economica, sociale e culturale decisiva, oltre che personale ed esistenziale».
Che altri frutti ha portato questa settimana? «Grazie ai giovani, il Meeting acquista sempre più una propria identità, capace di valorizzare tutto, come abbiamo visto al Cairo. E probabilmente vedremo a Tokio, dove andremo a fine anno». 
Da dove nasce questa capacità? «Siamo figli di don Giussani. Da lui abbiamo imparato ad abbracciare tutto, perché prima facciamo esperienza di essere abbracciati noi stessi. Saremo in grado di fare questo con la grazia di Dio e con la coscienza che la mostra su Cafarnao ci ricorda».

(Pietro Bongiolatti)







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