VIA CRUCIS/ Significato e storia del cammino della Passione di Cristo nel Venerdì Santo
Via Crucis. Significato e storia del cammino della Passione di Cristo nel Venerdì Santo. Un esercizio pio che si consolida alla fine del Medioevo e celebrato in tutto il mondo

Via Crucis. Significato e storia del cammino della Passione di Cristo – Durante il Venerdì Santo i cristiani fanno memoria della Passione di Cristo: in tutto il mondo si svolge per questo il rito della Via Crucis, una serie di stazioni che ripercorrono gli ultimi momenti di vita di Gesù, fino alla salita al Monte Calvario, la morte in croce e la sepoltura. Si tratta di un percorso anche fisico segnato da alcune stazioni, accompagnato da raffigurazioni dei diversi momenti, preghiere, letture, canti e riflessioni. Ogni anno il Papa nella sera del Venerdì Santo guida la Via Crucis al Colosseo, insieme a migliaia di pellegrini giunti da tutto il mondo.
Attraverso il rito della Via Crucis si ripercorre l’ultimo tratto del cammino di Cristo nella vita terrena, a quando egli e i suoi discepoli, « dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli ulivi » (Mc 14, 26), fino a quando il Signore fu condotto al « luogo del Golgota » (Mc 15, 26), fu crocifisso e sepolto in un sepolcro nuovo, scavato nella roccia di un giardino vicino. Un percorso faticoso e di estrema sofferenza, ma anche segnato da incontri e sguardi tra Cristo e i suoi amici, i nemici, o persone capitate in quel luogo e momento quasi per caso, come il Cireneo.
Come la conosciamo ora, la Via Crucis risale al Medio Evo: San Bernardo di Chiaravalle (+ 1153), san Francesco d’Assisi (+ 1226) e san Bonaventura da Bagnoregio (+ 1274) in diverso modo contribuirono a creare il rito tradizionale. Una forte spinta arrivò anche dal movimento sorto attorno alle Crociate che voleva recuperare il Santo Sepolcro, dai pellegrinaggi sempre più diffusi dal XII secolo e dalla presenza stabile dei frati minori francescani nei «luoghi santi» sempre in questo periodo.
Così alla fine del XIII secolo la Via Crucis è già attestata come cammino percorso da Gesù e segnato dalle stazioni. Il frate domenicano, Rinaldo di Monte Crucis, nel suo Liber peregrinationis racconta, nel 1294, di essere salito al Santo Sepolcro «per viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem » e spiega le stazioni in cui è suddiviso il percorso: il palazzo di Erode, il Litostrato, dove Gesù fu condannato a morte, il luogo dove Egli incontrò le donne di Gerusalemme, il punto in cui Simone di Cirene prese su di sé la croce del Signore. E così via.
Dalla fusione di tre devozioni, presenti soprattutto in Germania e nei Paesi Bassi dal XV secolo, si sviluppò la Via Crucis nei suoi caratteri attuali: la devozione alle «cadute di Cristo» sotto la croce; la devozione ai «cammini dolorosi di Cristo», che consiste nella processione da una chiesa all’altra in memoria dei percorsi di dolore compiuti da Cristo durante la sua passione; la devozione alle «stazioni di Cristo», ossia i momenti in cui Gesù si ferma lungo il cammino verso il Calvario, costretto dai carnefici, o distrutto dalla fatica e dalle ferite oppure nell’incontro con le donne e gli uomini lungo il suo cammino.
L’ultimo passaggio fino alla forma attuale della Via Crucis, con le stesse quattordici stazioni disposte nello stesso ordine, è avvenuto in Spagna nella prima metà del XVII secolo, soprattutto in ambienti francescani. Dalla Spagna il rito della Via Crucis arrivò in Sardegna, che era sotto il dominio di questa corona, quindi in Italia, dove fu diffuso soprattutto grazie all’impegno di San Leonardo da Porto Maurizio (+ 1751), frate minore e instancabile missionario che eresse di persona oltre 572 Via Crucis.
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