Un frammento di papiro risalente al IV secolo dopo Cristo scritto in lingua copta e la cui fonte ha voluto rimanere anonima. Lo ha presentato nei giorni scorsi una docente della Harvard Divinity School. Cos’ha di particolare questo frammento male conservato e grande come un biglietto da visita? Una frase: “Gesù disse loro: mia moglie…” e poi “lei sarà in grado di essere mia discepola”. La stessa docente ha detto che nulla di questo frammento autorizza a dargli credito storico: si sa benissimo infatti quanti vangeli apocrifi e gnostici esistano. Ma ovviamente in molti si sono gettati sulla scoperta per valorizzare quella corrente di pensiero bene espressa da Dan Brown nel suo Il codice da Vinci: il matrimonio di Gesù. Per Antonio Socci “siamo davanti all’ennesimo caso sconcertante che ignora le straordinarie scoperte relative alla storicità dei vangeli canonici e invece dà spazio a questi scritti assolutamente irrilevanti e di natura gnostica”. Secondo Socci “frasi come questa non hanno niente di storico, ma sono invece attinenti alla sfera, alla cultura, ai riti e alle pratiche gnostiche. Bisogna invece inquadrare la complessità dei problemi e soprattutto tenere conto di tutti i fattori in gioco quando si parla di vangeli”.
Socci, che commento le viene da fare davanti a questa nuova scoperta di un testo in cui si cita una frase così clamorosa di Gesù?
Mi viene da dire che sulla questione dei vangeli è in atto, da decenni, un atteggiamento da parte degli studiosi che definisco sconcertante.
Perché?
Perché si ignorano le scoperte veramente straordinarie e clamorose che riguardano i vangeli canonici, tipo il papiro del vangelo di Giovanni che è stato trovato pochi anni fa e che riporta il vangelo all’età apostolica, demolendo tutte le illazioni e i teoremi costruiti su di esso in quanto vangelo apocrifo. Come vengono ignorati i papiri di Qumran che sono invece esplosivi nel loro contenuto. Ma anche scoperte archeologiche che documentano la storicità dei vangeli canonici.
Invece cosa fanno gli studiosi?
Periodicamente si allestisce questa fiera del frammento apocrifo, quando sappiamo benissimo che i cosiddetti vangeli apocrifi o vangeli gnostici si distanziano anche secoli dai vangeli canonici.
Quest’ultimo papiro, infatti, risalirebbe al IV secolo dopo Cristo.
E questo farebbe già capire di che tipo di opera si tratti. Un frammento del quarto secolo ha una attendibilità storica pari a zero, al punto che perfino la professoressa che lo ha presentato si è sentita in dovere di dire che questa cosa dal punto di vista della storicità non dimostra nulla.
Appurato questo, come dobbiamo prendere una frase in cui si parla di Gesù uomo sposato?
La questione di Gesù sposato, del ruolo degli uomini e delle donne, anche l’aspetto sessuale della vita di Gesù è notoriamente un tema attinente alla religione gnostica, e dunque una questione puramente ideologica. Al di fuori di questo tipo di letteratura queste frasi non hanno valore. Se anche non ci fossero le datazioni scientifiche basterebbe semplicemente leggere qualche pagina dei vangeli canonici e qualche pagina dei vangeli gnostici o apocrifi per capire che dal punto di vista letterario e linguistico siamo davanti a mondi letterari diversissimi.
Ci spieghi.
I vangeli canonici sono pura storia, cioè narrazione di fatti da parte di persone che li avevano vissuti e visti di persona, al punto che nella loro assoluta pulizia linguistica potrebbero essere usati nelle scuole di giornalismo tanto sono scarni ed essenziali. Cioè riferiscono i nudi fatti. Cito sempre il caso della flagellazione di Gesù, una macellazione terribile e cruenta che invece viene descritta senza alcun commento tanto sono fedeli al fatto, all’avvenimento nudo e crudo come lo videro di persona.
E i vangeli gnostici?
A fronte di questa essenzialità linguistica dei vangeli canonici, quelli gnostici invece sono la fiera dell’immaginario.
Ma si può ipotizzare, come ha detto qualcuno, che nel corso del IV secolo ci fosse un dibattito tra i cristiani sul tema del celibato di Gesù e quindi dei sacerdoti?
Questo non mi risulta, ma soprattutto non ce n’è notizia nell’ambito della Chiesa. Prendiamo il testo di Sant’Ireneo contro le eresie scritto nel II secolo. Lui prende letteralmente tutte le varie sette gnostiche analizzando le trovate, le teorie e le categorie teologiche che usavano. Ci fa sapere quali sono i vangeli veri anche perché era vicino storicamente ai fatti.
Dunque poteva saperne di celibato di Gesù.
La questione del celibato ha origini apostoliche dalla vicenda di Gesù, ma poi è stata normata molto più avanti, tanto è vero che la Chiesa orientale conosce ancora il matrimonio dei preti. Il celibato ecclesiastico ha norme che si rifanno alla verginità di Cristo però è notorio che Pietro e altri apostoli erano sposati. La questione del matrimonio dei preti non era assolutamente una questione teologicamente dirompente, a quei tempi.
E ipotizzare che qualcuno volesse gettare fumo tra i cristiani scrivendo che Gesù era sposato, un po’ come oggi si discute di matrimonio dei preti?
Ci sarebbe anche una contraddizione nei fatti, perché coloro che oggi contestano il celibato ecclesiastico lo fanno dicendo che è solo una legge canonica che non ha mai avuto valore dal punto di vista teologico o spirituale. Invece è una legge canonica che ha le radici nella vita apostolica. Se dicono che nel IV secolo c’era un dibattito in corso sul celibato dei preti, si contraddicono e confermano che ha ragione la Chiesa.
Lei che conclusione trae da tutto questo?
Scoperte come questa sono trovate per fare clamore, non spiegano la complessità dei fatti e dimostrano una sorta di slealtà della cultura moderna nei confronti del cristianesimo, perché non si fanno i conti con tutto il contesto dei fatti relativi ai vangeli. Non si dice ad esempio che se si legge la letteratura apocrifa e gnostica si trova di tutto. Cè un vangelo apocrifo, mi pare di Tommaso, che cita una frase di Gesù per il quale se non diventi donna non puoi entrare nel Regno dei cieli. Una frase così non ha niente di storico, al contrario ha molto di attinente alla sfera, alla cultura, ai i riti e alle pratiche gnostiche. Bisogna sempre inquadrare la complessità dei problemi, e soprattutto tenere conto di tutti i fattori in gioco quando si parla di vangeli.
(Paolo Vites)