Un’Italia che dal punto di vita religioso si presenta sempre meno europea e sempre più sudamericana. E’ il ritratto delle trasformazioni che sta attraversando il nostro Paese, come emerge dai volumi di due degli studiosi italiani più qualificati in materia: Enzo Pace e Massimo Introvigne. Un’evoluzione naturale, nella fase iniziale del Papato di Jorge Mario Bergoglio: proprio come in Argentina, anche nel nostro Paese crescono i protestanti pentecostali, mettendo in ombra confessioni più “tradizionali” come valdesi, metodisti e luterani. Mentre i cristiani ortodossi, pari a un milione e 482mila, arrivano a sfiorare i seguaci dell’islam, in tutto un milione e 646mila. E’ il quadro che emerge dal libro Le religioni nell’Italia che cambia. Mappe e bussole, a cura di Enzo Pace (Carocci, 2013), e dall’Enciclopedia delle religioni in Italia, diretto da Massimo Introvigne e PierLuigi Zoccatelli (Elledici, Torino, 2013).
Introvigne, qual è l’idea portante della ricerca di Enzo Pace?
Il libro di Pace ci richiama al fatto che la presenza islamica è importante, ma è quasi pareggiata da quella dei cristiani ortodossi e da altre presenze in crescita come quelle dei sikh e dei protestanti pentecostali. Nel nostro immaginario c’è una sorta di equazione tra immigrato e musulmano, ma è smentita da questa nuova ricerca.
Che cosa cambia per l’Italia con la crescita dei cristiani di nuove denominazioni?
A cambiare sono in primo luogo i rapporti di forza all’interno del mondo protestante. L’80 per cento dei protestanti presenti in Italia sono pentecostali, e quindi le antiche denominazioni come valdesi, metodisti e luterani sono sempre più in minoranza. Ci troviamo di fronte a uno scenario nuovo, lo stesso che ha dovuto affrontare Jorge Mario Bergoglio in Argentina.
In che modo si possono affrontare le sfide legate a questo mutamento?
L’allora arcivescovo di Buenos Aires se ne è molto occupato, cercando di aprire con le nuove presenze dei pentecostali un dialogo che è difficile, ma non impossibile. L’Italia si sta avviando verso uno scenario molto più latinoamericano, che non è tipico dell’Europa centrale e settentrionale. Abbiamo inoltre una grande presenza di immigrati di religione cristiana ortodossa, per lo più rumeni ma non solo, che pone grandi interrogativi dal punto di vista dell’ecumenismo.
Dal volume di Pace emerge anche una crescita della secolarizzazione nel nostro Paese?
La secolarizzazione va sempre studiata a più livelli, cioè a partire da quelle che i sociologi chiamano le tre B: believing (credere), belonging (appartenere) e behaving (comportarsi). Al livello del credere non c’è grande secolarizzazione. La maggioranza degli italiani dichiara di avere un insieme di convinzioni religiose, mentre gli atei o i materialisti radicali, pur non essendo pochi, da diversi anni rimangono molto stabili e al di sotto del 10 per cento. A livello di comportamenti, la maggior parte delle persone agisce in campo morale, sociale e politico prescindendo ampiamente dalla religione. Per quanto riguarda le appartenenze, cioè della partecipazione alla vita delle comunità religiose, esiste un infinità di sfumature condizionate anche dalla variabile geografica. L’idea secondo cui le chiese sarebbero ovunque vuote è soltanto un pregiudizio, ci sono regioni come Veneto, Sicilia e Calabria dove al contrario si mantiene una buona tenuta.
Che cosa emerge invece dalla sua Enciclopedia delle religioni?
L’Enciclopedia è un progetto in corso dal 2001 e che è arrivato alla terza edizione. A emergere è lo squilibrio tra l’attenzione giornalistica e i dati reali. Ci sono dei fenomeni relativamente di piccole dimensioni che destano una grande attenzione giornalistica. Mi riferisco per esempio ai seguaci del defunto reverendo Moon, ai Bambini di Dio, poi ribattezzati come The Family, e agli Hare Krishna, ciascuno dei quali in Italia conta su circa un migliaio di seguaci. Realtà più vaste, come i cristiani protestanti pentecostali, che in Italia contano su 300mila persone, godono di un’attenzione giornalistica decisamente minore. Allo stesso modo, si parla molto dei gruppi musulmani più estremisti, mentre dell’oltre un milione di cristiani ortodossi presenti in Italia non si dice nulla, proprio perché sono molto tranquilli.
(Pietro Vernizzi)